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VIBO VALENTIA – Lutto nel mondo del cinema. Dopo una lunga malattia è, infatti, deceduto, questa notte nella sua abitazione di Vibo Marina, Andrea Frezza, maestro della celluloide italiana. Il regista, come riferiva di lui “La Garzantina del Cinema italiano” che «associa l’impegno politico al lavoro di documentarista». 

74 anni, originario di Lauerana Di Borrello, centro della piana di Gioia Tauro, si era trasferito da anni a Vibo Valentia divenendone, di fatto, figlio adottivo ed illustre che con le sue opere ha saputo dare lustro non solo ad una città, ma ad un’intera regione alla quale era profondamente legato. La sua passione per il mondo del cinema, che lo aveva rapito fin da piccolo, lo ha portato a ricevere numerosi apprezzamenti e riconoscimenti.  Il suo esordio dietro la macchina da presa era avvenuto nel 1969 con il film «Il gatto selvaggio, storia di un giovane nichilista (C. Cecchi)». Parlava di un uomo che, insoddisfatto degli sviluppi della lotta politica, iniziava ad uccidere avversari e compagni troppo moderati. Punto di riferimento intellettuale per molti registi, sceneggiatori e scrittori tra i quali Gianni Amelio, aveva all’attivo altre significative pellicole: Memoriale delle Rovine, Ultimo Bersaglio, oltre a 39 corti e serie televisive. 

La sua attività lo aveva anche portato Oltreoceano, negli Stati uniti per la precisione, dove aveva vissuto insegnando i “segreti” della celluloide. Quindi, l’avvio della collaborazione con la Rai. Nel 1997, infine, aveva girato “L’ultimo bersaglio”, incentrato su un omicidio con un movente legato all’Olocausto. Ha, inoltre, pubblicato romanzi e racconti quali Le segrete stanze nel 1978, I Giorni dell’Inganno nel 1990, Il ricatto della Croce nel 1995 e le raccolte di racconti Falsi movimenti nel 1992, Hollywood in giallo e nero nel 1994, La luna di Sho–Nan–Ko nel 1997.

In una sua intervista al collega Meligrana del “Quotidiano della Calabria” parlò della sua «vita piena di cose: La mia famiglia è di Vibo e fin da giovanissimo sentivo l’esigenza di fare qualcosa che non fosse né il medico né l’avvocato. Nel ’59, con un gruppo di amici fondammo un cineclub che allora fu un importante centro di aggregazione culturale. Prima delle rovine urbanistiche degli anni ‘60 e ‘70 e della desolante decadenza di oggi, Vibo era una città bellissima, culturalmente viva, l’impatto culturale fu enorme con proiezioni di film, organizzazione di mostre, letture di testi importanti. Mi iscrissi all’Università a Roma, senza sapere esattamente cosa fare. O meglio volevo fare lo scrittore ma non sapevo come iniziare e fu allora che successe un fatto importante: L’incontro con Alberto Moravia con cui nacque un’amicizia per me molto importante». 

Successivamente si trasferì a Parigi e frequentò la Cinemateque Francaise. Là incontrò Elsa Triolet, un’importante scrittrice, che capite le sue aspirazioni cinematografiche, lo introdusse a Henri Bresson che allora cercava tre assistenti alla regia. «Ricordo che durante le riprese Bresson non ci rivolse mai la parola, nemmeno una volta, ci limitavano a carpire il più possibile per apprendere il mestiere».

Poi il rientro in Italia e l’iscrizione al Centro sperimentale di cinematografia. C’erano soltanto tre posti di regia su oltre 200 candidati. Frezza arrivò primo: «Il titolare della cattedra di cinematografia era allora Alessandro Blasetti, il quale era già molto vecchio ed a Nanni Loi dovemmo gran parte della nostra formazione». Nel ’63-’64 diventò assistente del grande Orson Welles che a quel tempo stava lavorando al “Processo”. con Jeanne Moreau ed Anthony Perkins.

Profondo cordoglio per la scomparsa del regista calabrese Andrea Frezza è stato espresso da Giuseppe Galati, deputato e Presidente della Fondazione Calabresi nel Mondo alla notizia del decesso avvenuto a Vibo Valentia dopo una lunga malattia. «Frezza – aggiunge – ha portato in alto nel mondo il nome della Calabria lavorando negli Stati Uniti per conto della Rai e mettendo a beneficio degli altri le sue esperienze nel settore. La riproposizione di avvenimenti storici nei suoi film rimarranno per noi documenti di importante valore. Un figlio della nostra terra al quale va il nostro più sentito ricordo ed il nostro affettuoso commiato».

 

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