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Ettore Castagna, musicista e ricercatore catanzarese, ha il vizio della memoria. Già animatore, tra gli altri, del pionieristico gruppo dei Re Niliu, è oggi leader di un nuovo ensemble: le Antiche Ferrovie Calabro-Lucane. Solo il nome meriterebbe un premio speciale. Evoca l’epopea delle littorine, i trenini a scartamento ridotto delle ferrovie regionali, le antiche Calabro-Lucane. Una mitologia minore. Una Calabria annidata, montanara, interna e a volte incredibilmente ancora intatta. Quella delle Serre, della Sila, dello Zomero. Insieme a Castagna, che è un suonatore di lira (anche se non solo) ed è detto “U Prohessora”, militano nelle A.F.C.L. altri tre bravi strumentisti di formazione etno-musicale: Domenico “Micu” Corapi (voce e chitarre), Giuseppe Ranieri soprannominato “Pìappi u pulici” (pipita, menzetta) e Gianpiero Nitti detto “U Nunnu” (organetti), quest’ultimo l’unico non calabrese essendo nativo di Matera. Vvono tutti al nord, tra Piemonte e Lombardia. Appassionati di memoria, sì, meno di nostalgia. La lontananza sai è come un treno. Sotto la ditta Antiche Ferrovie Calabro-Lucane è uscito l’album “Àlaca” (Alfa Music). Un lavoro di tradizione che riapre un repertorio contadino in realtà mai chiuso. Boschivo, di timpe e fiumare, trempe e valloni, fluviale, “Àlaca” comincia con lo scampanìo delle mucche al pascolo. Il “Ballo della cremagliera” si riferisce a quando il treno attaccava la cremagliera, nei tratti in cui il dislivello era maggiore, e si andava finalmente più lenti senza essere soggetti a troppi sobbalzi. Era allora più agevole suonare l’organetto seduti sul sedile. La voce terrosa di Domenico Corapi intona con piglio antico “Palumba” e “Tantu luntanu” (con la controvoce del Mastro Cantaturu Salvatore Megna). “Alla bagnarota” sfoglia la margherita per la scelta della donna giusta: l’esecuzione deve essere obbligatoriamente accompagnata dallo ‘ntinno di due pietre di Bagnara che cozzano l’una contro l’altra. Il folk in “Àlaca” non viene riletto, o particolarmente rivisitato, ma coccolato, assecondato. Il tono prevalente che resta dopo l’ascolto del disco è quello del divertimento. Balli e canti intonati con zampogne e chitarre battenti, con lira e organetto, percussioni varie, restituiscono un mondo sorridente, forse edulcorato, che amorevolmente si dispiega. Un disco adatto e consigliabile soprattutto agli amanti della musica popolare, certo, e meno agli altri. Ma in ogni caso un ascolto rincuorante.
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