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di ANGELA MARIA SPINA*
Egregio direttore Cosenza,
è con vivo compiacimento che le rivolgo il mio personale ringraziamento per la sua proposta di assurgere a simbolo dell’8 Marzo Giornata Internazionale delle Donne, tre giovani donne del sud di ‘ndrangheta, tre volti di sfortunate donne di questa terra.
Donne fiere e al contempo fragili, paradigmi dissonanti di una dissolvenza lenta e disperata che frequentemente impone alle donne di questa terra, di cristallizzare i propri precorsi di vita – non importa se predestinati o scelti – per aprire in qualunque possibile momento una porta al senso più profondo e radicato di Civiltà.
Affrancamento e di libertà, che specificatamente è applicabile alla condizione femminile più complessiva.
Lei direttore, mi ha permesso di cogliere nella pieghe della sua proposta, un ragguardevole slancio Etico, un profondo senso di compassione morale ed una condivisibile vicinanza al sacrificio umano e personale delle tre giovani donne calabresi.
Pertanto considero la sua idea adeguata e meritoria, forse perché è gesto ancor più importante di Uomo d’informazione, in un territorio difficile, dove comprendere l’annientamento consumato ai danni delle donne, rimane ancora un gesto difficile e scarsamente praticato in buona parte della nostra società, che pur ha fatto passi ragguardevoli per adeguarsi alla cultura di Genere, e alle pari opportunità.
Questa è una terra in cui uccide più l’Indifferenza, il Silenzio e l’Annichilimento di certe «Memorie scomode», in uno stillicidio infame che tende a disseppellirle con qualche meschino pretesto, più per glorificare false mitologie, che per rilevarne valore e sacrificio, coniugati a finalità pedagogiche e civili. Proporre queste giovani donne nell’essenza trasversale del ruolo complessivo a tutto tondo di Donne, Madri, Sorelle e Compagne, di Uomini che a vario titolo le hanno immolate alla Storia più cupa e brutale della nostra terra, mi è parso un gesto di profondo valore civile che dovrebbe richiamare tutti, uomini e donne, alla riflessione più profonda.
Sento pertanto di condividere con lei tutto il senso della sua proposta, insieme con la mia città e con tutte le donne della regione che hanno sottoscritto l’invito; che nelle sue nobili intenzioni si predispone a rilanciare – non solo – la più complessiva immagine dei casi in questione; ma colloca in essere una riflessione, che auspico ampissima e partecipata, sul ruolo e la funzione femminile in una regione che ancora Sacrifica, Vìola, Uccide, e Annichilisce troppe delle sue donne.
Come direttore di una testata informativa e culturale, lei saprà continuare a confermare anche attraverso le sue stesse scelte di indubitabile onestà, con un agire ancora più sicuro e spedito più che in passato peraltro già responsabilmente manifestato nelle destinazioni tematiche e contenutistiche del giornale.
E’ indispensabile rappresentare in forme adeguate il sentire e l’essere delle donne meridionali. Lo conferma la eco della sua stessa meritoria proposta, che deve però poter vantare un valore per così dire aggiunto a quella idea, Reinventando e Rilanciando dalle trame del giornale, il significato più complessivo di quel tema, come sintesi di tutti gli elementi del dibattito che mi pare in questi mesi lei ha ben avviato e che in tante intendiamo poter sorreggere ben oltre l’8 marzo.
Credo che per queste medesime ragioni, sia opportuno esaltarne il Ricordo, collocandolo oltre le vuote liturgie celebrative, cioè su livelli profondi e adeguati, su elaborazioni teoriche, di Ricerca e Sperimentazione Pratica di nuove forme comunicative, espressive di linguaggio del femminile, da proporre – prima di tutto attraverso la solida Cultura di Genere che anche a queste latitudini calabresi si è radicata , nonostante tutto.
Anche con riferimento alla ben più generale storia delle donne che deve essere riscattata da un cambiamento paradigmatico che contrasta stereotipie, pregiudizi e false rappresentazioni di quello stesso femminile.
Poiché anche da questo se ne ricava il riconoscimento per una maggiore visibilità e credibilità delle donne meridionali, in un momento preciso come questo in cui la crisi complessiva sta erodendo molti tratti della stessa convivenza umana.
Corriamo tutti il rischio reale che in caso contrario, il dibattito (o il conflitto) culturale che ne deriva, si sostituisca all’infamia della negazione; che saremo in grado di contrastare solo attraverso la parola offerta a coloro che trovano indispensabile, comunicare la loro presenza di Donne, le loro azioni, i propri talenti, ma anche le imprescindibili miserie e grandezze di ciascuna esistenza.
Nutro pertanto la ferma speranza che i volti ormai familiari di Lea, Maria Concetta e Giuseppina, si possano idealmente unire ai volti anonimi e senza nome della vasta popolazione femminile Calabrese, accanto alle identità compiute ed a quelle ancora da farsi, che hanno voglia di permeare la loro presenza per riuscire a caratterizzare il proprio contributo, in luoghi appropriati e soprattutto utili a rendere credibili ciascuna donna, su traiettorie di etica e responsabilità, che diano fiducia e ne ricevano; al fine di favorire l’elaborazione di identità prima individuali e poi collettive.
Forse qualcuno vorrà ricavarne solo l’impegno delle donne di oggi; altri ancora rintracciarne l’Utopia visionaria rincorsa dalle donne di ieri; ma ciò che conta – sono certa – resta quel che verrà ascritto alla Memoria delle Donne di Domani che stiamo Educando.
*vicepresidente Fondazione “V. Padula” Acri
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