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POTENZA – «Pochi casi, ma significativi». Mettere in ordine quanto emerso di importante dalle ultime inchieste dei pm di Potenza a proposito di reati ambientali è stato il tentativo del procuratore capo Giovanni Colangelo, ieri pomeriggio nella capitale per essere ascoltato a Palazzo San Macuto dai membri della Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
Il resoconto della seduta, presieduta dal senatore Vincenzo De Luca in sostituzione del deputato Gaetano Pecorella, è stato secretato in più parti, quando Colangelo si è soffermato su notizie riservate a proposito delle indagini che sono ancora in corso.
In realtà, almeno alcuni casi eclatanti sono stati già ampiamente svelati dal momento che terreni e impianti sono stati posti sotto sequestro. Poi c’è stato lo scandalo sulla gestione dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, per cui l’ex direttore generale Vincenzo Sigillito a ottobre dell’anno scorso è finito agli arresti domiciliari assieme all’ex coordinatore provinciale, così è venuta alla luce la reale entità dell’inquinamento della falda acquifera sotto il termovalorizzatore Fenice di San Nicola di Melfi, più una serie di anomalie nella gestione della discarica comunale di Pallareta, nel territorio del capoluogo.
Il procuratore Colangelo avrebbe parlato anche del presunto inquinamento delle acque dell’invaso del Pertusillo salito alla ribalta delle cronache per le cicliche morie dei pesci che ancora ne abitano i fondali. Della vicenda si stanno occupando i Noe di Potenza che hanno già effettuato una serie di controlli sui depuratori della Val d’Agri sospettati del rilascio di sostanze e liquami non autorizzati per un cattivo funzionamento, come i veri e propri scarichi abusivi, con la differenza che questi ultimi sono molto più difficili da individuare. La questione delle acque del Pertusillo è di importanza strategica per la Basilicata ma non solo, dal momento che l’invaso rappresenta una delle principali fonti di approvvigionamento idrico potabile dell’Acquedotto pugliese. Inoltre si interseca con un’altra questione già da tempo al centro di denunce, esposti e interrogazioni parlamentari sull’impatto delle estrazioni petrolifere nella zona, in considerazione dei dati che hanno rivelato la presenza anche di tracce di metalli pesanti.
I membri della Commissione hanno ascoltato con attenzione il punto sulla vicenda dai fanghi tossici sversati nei campi di Corleto, in località Serra d’Eboli, poco distante dal pozzo Tempa Rossa2. Quei terreni sono stati sequestrati un anno e mezzo fa dai militari del Noe che hanno inviato una denuncia molto dettagliata all’Ufficio prevenzione e controllo ambientale della Regione, dove sono state avviate le pratiche per la bonifica dell’area anche ad oggi non si capisce chi sia responsabile per l’accaduto. Come svelato dal Quotidiano, si tratta di capire anche se alcune morti sospette tra i pastori e gli abitanti della zona, avvenute negli anni successivi allo sversamento di quel materiale (tra il ‘90 e il ‘91) vadano addebitate all’ingresso nella catena alimentare dei veleni ingurgitati dalle capre che pascolavano libere nell’area contamininata. Una vera e propria Gomorra all’ombra delle trivelle.
E’ andata meglio invece nel capoluogo per quanto riguarda i rifiuti – pericolosi e non – abbandonati oltre i recinti della vecchia “Cip Zoo”, la suinicola nell’area industriale a valle del Basento. L’iter per la bonifica in questo caso è andato a buon fine, dopo un’iniziale contrasto tra il Comune di Potenza e la Regione, che si è accollata le spese, mentre il funzionario responsabile ha già ricevuto dalla Procura un formale atto d’accusa per l’accaduto ed è molto probabile che nei prossimi mesi dovrà affrontare un processo in piena regola.
Non poteva mancare il tema più generale del ciclo dei rifiuti urbani e anche su questo Colangelo non si è sottratto. Al centro un sistema che spesso va in crisi in cui ci sono impianti nati come punti di passaggio che si trasformano in vere e proprie discariche abusive.
Leo Amato
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