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Un «risarcimento danni etico» con una giornata di «ri-qualifica sociale: incontri con i ragazzi per spiegare loro che un uomo, come uno sportivo, può sbagliare, ma che i valori sani sono sempre da preservare e da tenere ben fissi dinanzi ai propri occhi». Lo chiede la sezione reggina del Csi (Centro sportivo italiano) a Gianluigi Buffon, dopo le sue affermazioni sul gol non visto in Milan-Juve, e ad altri «cattivi maestri» dello sport professionistico. «Lo sport – è scritto in una nota – è lo specchio della società: in qualsivoglia modo, sul rettangolo di gioco si proiettano vizi e vezzi di un Paese; isterismi e mezze verità, che si sa sono più lesive delle bugie. Tacere dinanzi alle parole di Buffon, portiere e capitano della Nazionale di calcio, per noi sarebbe come smentire la nostra identità, prima ancora di farne un problema etico e sportivo. Chi come il Csi promuove quotidianamente, e non senza grandissime difficoltà, i valori di uno sport sano ed incondizionato dagli eccessi dello show business si sente profondamente oltraggiato dalle immagini e dalle parole che da sabato sera si vedono in tv». «Ci chiediamo: quale esempio per i nostri ragazzi? Campioni che sferrano cazzotti di soprassalto – prosegue il Csi reggino – campioni che si spintonano fin dentro gli spogliatoi, dirigenti e allenatori furibondi e litiganti per una mera questione di interessi. O, ancor peggio, beniamini dei tifosi che affermano a posteriori di non aver avuto un briciolo di remora nell’essere da aiuto al direttore di gara in una fase concitata della gara». «Non si tratta di una valutazione tecnica o personale – conclude la nota – bensì dei fatti inequivocabili e davanti agli occhi di tutti».

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