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POTENZA – Appare sempre più vicino il ritorno della Fiat in Russia: è attesa per i primi giorni della settimana, forse già domani, la lettera d’intenti che porterà la casa torinese a produrre, nella storica fabbrica della Zil, suv e veicoli commerciali come il veicolo commerciale Ducato.
Secondo indiscrezioni di stampa italiana l’accordo per la parte finanziaria dell’operazione sarebbe già stato firmato con Sberbank, l’istituto bancario controllato dallo Stato russo.
A New York, intanto, il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, sottolinea che l’industria dell’auto deve restare in Italia e dice che vuole «incontrare presto e in maniera più formale» Sergio Marchionne.
«Lui – osserva il ministro Fornero – rompe gli schemi a volte in maniera fin tropo decisa, ma ha anticipato i tempi»
L’amministratore delegato del Lingotto è in America e in settimana tornerà in Europa. Sul tavolo la più immediata è la partita russa. L’accordo per la Zil, casa leggendaria che assemblava vetture di lusso per la nomenklatura del Partito Comunista, da Stalin a Breznev, coinvolge anche il Comune di Mosca che ne detiene il 64 per cento e lo scorso anno ha sborsato 15 miliardi di rubli (375 milioni di euro) per pagarne i debiti. Non è riuscito a salvarla neppure il Cremlino, che aveva chiesto alla Zil di elaborare un modello tutto nuovo per i leader del Paese, in modo da offrirne un’immagine più ‘made in Russià: il presidente Dmitri Medvedev e il premier Vladimir Putin viaggiano a bordo di Mercedes classe S, mentre i funzionari del Cremlino e del governo hanno in dotazione le Bmw serie 7.
La Fiat, che un anno fa ha chiuso i rapporti con Sollers, alleatasi poi con Ford, ha sempre dimostrato grande interesse per il mercato russo e di recente lo ha confermato Marchionne al premier Vladimir Putin. Proprio nell’incontro della scorsa settimana nello stabilimento Cnh – Kamaz è stata probabilmente sancita l’intesa. Le vendite di auto in Russia sono in netta ripresa e nel 2020 si pensa che possa diventare il sesto mercato del mondo.
Un anno fa la casa torinese ha presentato al ministero dello Sviluppo economico della Federazione Russa un memorandum d’intesa per la produzione di circa 300.000 vetture l’anno, e già allora si parlava di un coinvolgimento della Sberbank.
Oltre alla fabbrica Zil a Mosca, un’altra intesa parallela riguarda San Pietroburgo, dove si sono già installate Toyota, Gm, Nissan, Hyundai e la canadese Magna per i componenti: qui la Fiat dovrebbe realizzare uno stabilimento per produrre la Jeep Grand Cherokee e anche un nuovo crossover, in tutto a regime 120.000 vetture all’anno.
In Italia, intanto, il sindaco di Torino, Piero Fassino, chiede al gruppo Fiat-Chrysler «di dare un quadro di certezze su quali sono le scelte che si vogliono compiere e gli investimenti che si vogliono realizzare». «Mi auguro che le sue dichiarazioni sulla chiusura di alcuni stabilimenti siano solo suggestioni», ha detto Fassino.

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