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IL punto è si prevenire, ma farlo anche secondo strade adeguate. Ai ragazzi bisogna anche saper parlare. E nell’epoca dei social e della rete come primo spazio di socializzazione, se si vuole spiegare ai ragazzi gli effetti (gravi) dell’abuso di alcol e del consumo di sostanze stupefacenti, non ci si può più affidare ai vecchi metodi. «No, è chiaro, le campagne dovranno nascere su Facebook, Twitter, You Tube, guardare al mondo dei giovani, al loro linguaggio». Pina Agriesti, responsabile del Sert di Potenza, sa perfettamente che la sfida non è semplice, ma che alternativa non ce n’è.
E’ uno degli snodi del protocollo sperimentale «per la promozione della salute nei luoghi del divertimento», siglato , ieri mattina, tra Asp, Provincia di Potenza, Comune capoluogo, l’Area programma dell’Alto Basento (Bella il Comune capofila) e alcune associazioni di categoria.
«Abbiamo cercato di mettere insieme l’intera filiera della prevenzione» (per dirla con Mario Marra, direttore generale Asp), attori istituzionali e sociali, con l’obiettivo «di costruire un progetto che sappia insegnare, attraverso diverse azioni, la cultura della salute come bene collettivo». Facendosene tutti carico, nella consapevolezza che «meglio prevenire che vietare».
Ecco, il punto è tutto lì: prima di pensare al divieto (in alcuni casi, tra l’altro, secondo norma di legge) non è meglio raccontare e far capire che «esiste un divertimento consapevole e piacevole», che fa solo bene?
Le azioni indicate dal protocollo sono spalmate su due momenti. «Se nel breve periodo dobbiamo fare in modo di portare avanti un controllo intransigente sul rispetto delle regole – dice il sindaco di Potenza, Vito Santarsiero – c’è un obiettivo con scadenza più ampia che è legato al bisogno di costruire una nuova cultura della prevenzione». A Potenza se ne era discusso, tra l’altro, poco fa, nel corso di un consiglio comunale dedicato proprio al drammatico fenomeno delle tossicodipendenze. E in quell’occasione si era chiesta chiarezza rispetto all’utilizzo dei fondi regionali per la prevenzione. Ieri l’ufficializzazione della notizia: «La gara per l’assegnazione del finanziamento – ha detto Santarsiero – è stata espletata».
Servono «messaggi chiari», fa eco Russillo, del club alcologico territoriale, intervenuto all’appuntamento: «Ha senso che spesso sia proprio il pubblico a sponsorizzare feste a base di birra?».
Nel frattempo, si mette mano a questo protocollo. «Lavoriamo – dice l’assessore alle Politiche sociali, Donato Pace – andando nei luoghi del divertimento, lì dove i ragazzi sperimentano comportamenti, sono spesso attaccabili, imparano da soli le regole sociali».
Ed è in questi luoghi che gli esercenti che aderiranno all’iniziativa (le sigle firmatarie sono Ascom, Confesercenti e Confcommercio) si impegnano a una stretta. Maggiori controlli sul divieto di distribuzione di alcol ai minori di 16 anni, proposte di drink analcolici, promozione della scelta del “guidatore” all’interno della comitiva, niente pubblicità di alcolici nei locali. «Certo, non basta, ma ci proviamo – fa notare Marco Trotta di Ascom – Sappiamo bene che spesso ai ragazzi basta andare in un supermercato, andando avanti il più grande della comitiva, per aggirare l’ostacolo del controllo». E’ vero, serve allora anche altro. A partire, fanno eco il consigliere provinciale Gerardo Ferretti e il sindaco di Bella, Salvatore Santorsa, dal sostegno a famiglie e scuola.
sa.lo.
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