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Associazione mafiosa, estorsione aggravata, rapina aggravata, illecita concorrenza con violenza o minaccia aggravata sono i reati contestati a tre affiliati cosca Libri di Reggio Calabria dal Centro Operativo Dia della città. L’organizzazione criminale prevedeva che anziché le mazzette, ai commercianti venisse imposta l’assunzione di persone selezionate dal clan.
GLI ARRESTATI. Tra gli arrestati c’è anche Pasquale Libri: al boss, condannato nel processo “Testamento”, il provvedimento è stato notificato in ospedale dove si trovava già piantonato dopo che è stato accertato che le sue condizioni di salute non sono compatibili con il carcere. Gli altri due arrestati sono Edoardo Mangiola, titolare di un bar situato nei pressi del centro direzionale, dove ha sede la Procura, e Claudio Bianchetti. Secondo l’accusa, la cosca Libri avrebbe imposto la fornitura del servizio mensa per gli operai della ditta Bentini impegnati nella costruzione del nuovo palazzo di giustizia di Reggio Calabria. Nell’inchiesta, avviata di iniziativa dalla Dia nel 2008, senza collaborazione alcuna, sono indagate anche altre 23 persone la cui posizione è stata stralciata e sarà oggetto di ulteriori verifiche.
ASSUNZIONI IMPOSTE. La cosca Libri, infatti, nella fattispecie, «non chiedeva la mazzetta, ma – come ha detto il colonnello Gianfranco Ardizzone capo del centro DIA della città dello Stretto – ha imposto l’assunzione di dipendenti selezionati e individuati dal capo cosca. Dipendenti che nonostante fossero stati assunti non andavano a lavorare». I lavoratori assunti su ordine della cosca erano costretti a versare una parte del loro stipendio anche alla cosca stessa. «Una prassi – hanno sostenuto gli inquirenti – che appare quanto mai consolidata soprattutto nelle zone di influenza in cui opera la cosca, egemone nella zona sud della città, particolarmente vivace sotto il profilo delle iniziative urbanistiche». Le indagini sono iniziate dopo l’attentato incendiario ad un bar, distrutto subito dopo un intervento di ristrutturazione «nonostante – è stato detto – avesse scelto per i lavori le ditte della zona».
I SUBAPPALTI AL PALAZZO DI GIUSTIZIA. Secondo l’attività investigativa, Mangiola, con il lasciapassare del boss Libri, avrebbe svolto l’attività di collettore dell’attività estorsiva ai danni delle imprese subappaltanti della «Bentini S.p.A.», che sta realizzando il palazzo di giustizia di Reggio Calabria, imponendo l’assunzione di manodopera e la fornitura di servizi. Una decina sono stati gli operai assunti, in prevalenza riconducibili alla cosca Serrraino, che venivano pagati senza recarsi in cantiere. Le indagini dell’operazione hanno portato anche al sequestro del bar «di Eduardo Mangiola, del bar «San Gaetano Catanoso» e del panificio «Mangiola Carmela», di due appartamenti situati in un immobile in fase di realizzazione e alcune autovetture.

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