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«Gli amministratori degli enti locali possono decidere, in completa autonomia e libertà, di affidare la gestione dei propri appalti, alla Stazione unica appaltante». È quanto prevede, al primo punto, la risoluzione fatta propria oggi dalla Commissione regionale contro la ‘ndrangheta a conclusione di un ampio dibattito dedicato ai sindaci e agli amministratori calabresi vittime di intimidazioni ed al quale hanno preso parte, tra gli altri, i consiglieri Giulio Serra (Insieme per la Calabria – Scopelliti Presidente) e Gesuele Vilasi (Pdl), i sindaci Filippo Sero (Cariati), Renato Bellofiore (Gioia Tauro) e l’assessore alla Cultura del Comune di San Giovanni in Fiore, Giovanni Iaquinta. Per Lamezia era presente l’assessore Amendola. Nella risoluzione, «sentiti i Sindaci destinatari di minacce e/o intimidazione mafiosa o anche di atti intimidatori riconducibili alla criminalità comune, previo accordo con il Coordinatore delle direzioni dipartimentali della Regione, Francesco Zoccali, che ha espresso la disponibilità immediata degli Uffici regionali», è previsto anche che «i Sindaci, i Dirigenti e i Responsabili di procedimento possono rivolgersi agli Uffici regionali per avere supporto e consulenza di tipo tecnico-legale-amministrativo, anche attraverso la sottoscrizione di accordi di programma». Il documento prevede anche che i primi due punti «sono estese a tutti gli amministratori degli Enti pubblici e degli enti sub regionali che ne ravvisino la necessità indipendentemente dall’aver subito atti intimidatori; saranno erogati per il tramite di una Cabina di Regia, da istituire a cura della Presidenza della Giunta regionale, che costituirà la sede di confronto e recepimento delle istanze al fine di assicurare il raccordo funzionale e logistico tra gli Enti locali e sub regionali e i vari Dipartimenti e/o la Sua».
«La Regione – è scritto poi nel documento – si fa carico di favorire la partecipazione alle iniziative di formazione dei funzionali e dirigenti comunali; al fine di promuovere la costituzione di parte civile dei Comuni nei processi di ‘ndrangheta, si provvederà a costituire una ‘White List’ di giovani avvocati per gestire le fasi processuali». «Il fenomeno delle intimidazioni mafiose e della criminalità comune – è scritto nella risoluzione fatta propria dalla commissione – conosce, in Calabria, una casistica drammaticamente ampia e gli episodi, alla ribalta delle cronache, si susseguono con un ritmo quasi quotidiano. Le minacce e le intimidazioni ai sindaci e agli amministratori locali, oltre a rappresentare un pericolo all’incolumità fisica degli stessi e dei loro congiunti, sono una grave turbativa al regolare svolgimento dell’azione amministrativa e dell’attività burocratica. Il problema della sicurezza degli amministratori locali e dei funzionari pubblici, obbliga ad una presa di posizione che vada oltre le espressioni di solidarietà e vicinanza e richiede un’azione rapida e congiunta, per non vanificare l’impegno di tanti onesti amministratori che operano con legalità, onore e imparzialità e perciò sono visti come un ostacolo da abbattere, per il raggiungimento degli obiettivi della ‘ndrangheta. La costruzione e il rafforzamento della buona politica, impone, tra le altre cose, di stare al fianco di quelle centinaia di amministratori locali che quotidianamente, s’impegnano per il buon governo, la legalità, la democrazia, la giustizia sociale, spesso senza percepire grandi indennità e quasi sempre lasciati nell’isolamento». «Nel contrasto alle mafie e ai tentativi di infiltrazione della ‘ndrangheta nell’amministrazione pubblica – prosegue il documento – è indispensabile fare ‘rete’, ovvero uscire dall’isolamento cui vogliono relegarci certe ‘forze oscurè e costruire un ‘frontè di buone pratiche, buon governo e esperienze di azioni positive e attive. La legalità è la precondizione per tracciare il profilo di una nuova governance, in cui sia possibile riconoscere il primato della legge e delle regole sugli interessi particolari, al fine anche di garantire e tutelare i cittadini più deboli dalle prepotenze e dall’arroganza dei ‘furbi’. Dai dati che emergono da diverse indagini e statistiche condotte periodicamente e che osservano il fenomeno anche nelle sue forme evolutive, uno dei moventi principali dell’attività intimidatori risiede nei procedimenti connessi ai bandi e agli avvisi di gara per appalti pubblici».

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