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UN tempo era Rocco. Quel Rocco che tra il fumo nero di una locomotiva e il grigiore indistinto della nebbia meneghina, muoveva i primi passi nella città del risveglio industriale. Quella città che l’avrebbe accolto, sedotto, sfidato, e infine abbandonato. Poi è stata la volta di Michele, Antonio, Filomena, Lucia. E così, in un elenco infinito di nomi e volti che hanno segnato la storia. Non la storia altisonante, quella che riempie le prime pagine dei giornali. Una storia semplice. La storia di tanti, che come i Parondi di viscontiana memoria, emigrarono all’ombra della Madunina. Occhi, accigliati e forti. Mani, sporche e callose che sanno di terra, sanno di vita. Sono i lucani a Milano. Sono, o forse dovrei dire “furono”. Perché ormai, “i lucani hanno fatto carriera”, come afferma sornione Michele Petrocelli, uno che di emigranti se ne intende e che presiede “Lucani a Milano”, associazione che dall’autunno del 2009 opera per riunire gli undicimila lucani residenti nel capoluogo lombardo.

Com’è nata Lucani a Milano?
E’ nata così, quasi per caso, dall’incontro con alcuni amici, lucani e non. Ci siamo chiesti se esistesse già una realtà associativa per i lucani e, visto che così non era, abbiamo pensato di metterla su noi. Il primo incontro è stato due anni fa, in una pizzeria di un altro lucano. Eravamo oltre 60 persone, solo grazie al passaparola! Da lì è nata. Poi abbiamo preso contatti con “Lucani nel mondo”, ci siamo ritrovati, abbiamo messo su le prime assemblee.

Un forte spirito di iniziativa, che oggi, a due anni di distanza, quali risultati porta?
Oggi contiamo circa 300-400 persone. Abbiamo una pagina facebook con quasi 1400 iscritti e un sito che aggiorno personalmente. Purtroppo non abbiamo ancora una sede fissa, la nostra tessera ha un costo simbolico di 10 euro, per cui siamo in attesa che le istituzioni ci assegnino un luogo in cui poterci incontrare. Per ora ci siamo riuniti al cinema teatro Palestrina, è lì che hanno preso vita i nostri primi eventi.. Sono eventi principalmente culturali, quelli che “Lucani a Milano” mette in scena per il suo pubblico. Spettacoli teatrali e proiezioni cinematografiche che uniscono la passione per un’origine comune al ricordo nostalgico della propria terra. Far conoscere la Basilicata, il suo territorio e le sue ricchezze. Questo l’obiettivo principale dell’associazione che aspira a rivolgersi non solo ai conterranei, che dalla Basilicata vengono e che oggi vivono numerosi a Milano, ma a tutti coloro che non la conoscono affatto. Dobbiamo tener conto non di chi è a Milano solo da 10 anni e che ha ancora un rapporto fresco con la Basilicata, ma di chi a Milano c’è venuto 40 anni fa e a questi aggiungere tutti coloro che ignorano le bellezze della Lucania. Ci sono tanti milanesi, che prendono parte alle nostre iniziative e rimangono stupefatti dai sassi di Matera, dal Vulture melfese. “ma come Francis Ford Coppola è lucano?”, mi dicono, e l’affermazione successiva è: “L’anno prossimo farò di tutto per andare in vacanza in Basilicata!” Questa è la nostra vittoria.”

Un progetto ambizioso, ma i lucani hanno davvero voglia di comunità?
E’ difficile, non sono abituati, non sono come i pugliesi o i calabresi, che hanno le loro associazioni e si ritrovano da sempre. Noi non abbiamo l’abitudine a incontrarci. Il lucano è più chiuso. Devo ammettere, però, che i primi a essere diffidenti eravamo noi, per paura di non riuscire a coinvolgere. Una paura infondata perché fin dalla prima volta al Palestrina abbiamo sempre avuto il pienone! E stiamo parlando di un teatro che fa 250 posti a sedere, più le persone in piedi. Questo vuol dire che una richiesta c’è, c’è una domanda, anche solo per curiosità, per capire chi è l’altro lucano seduto accanto a noi.

Come si riesce a far conoscere e nello stesso tempo a far ricordare un passato che in molti casi ci si è lasciati alle spalle da tanto tempo?
Non è sempre facile. Milano è una città ricca, con un bacino potenziale di utenti molto ampio e per poterlo intercettare completamente avremmo bisogno di un supporto maggiore. Fino ad ora abbiamo organizzato mostre fotografiche, proiezioni di filmati, volte a far rivivere il passato. Ed è proprio in quelle immagini in bianco e nero che molti dei nostri iscritti si sono riconosciuti ed emozionati. Un’emozione che passa di padre in figlio, che rende testimonianza di un passato che ha fatto l’Italia, forse non per come la conosciamo oggi, ma per come un tempo è stata, fiera e orgogliosa delle sue origini contadine e operaie. E così, i lucani di seconda e terza generazione entrano in contatto proprio con quella terra, aspra e orgogliosa, che ha dato i natali ai loro genitori e ai loro nonni. Tutti emigranti della regione dei quattro fiumi, oggi sparsi nelle periferie milanesi, da Quartoggiaro a la Barona, che colgono gli incontri dell’associazione come occasione per ritrovarsi a chiacchierare con gli amici di un tempo sorseggiando un buon aglianico. L’happy hour milanese si fonde così con la tradizione lucana e si prepara ad andare in scena a breve come “fuori salone” in occasione della BIT, la Borsa Internazionale del Turismo, a Milano dal 16 al 19 febbraio. Un mix perfetto di cibo e cultura, in cui passione e qualità si incontrano divenendo simbolo e collante di generazioni che dal “paese” partirono e nelle valli ambrosiane arrivarono.

Silvia Pagliuca

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