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Le sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil, dopo una riunione svoltasi a Cosenza, hanno contestato gli atti di applicazione del Piano di rientro dal debito in sanità della Regione Calabria e hanno redatto un documento nel quale denunciano «ritardi e incoerenze che, se non corretti, costituiranno le premesse di inefficienze e sprechi futuri, nonchè di un servizio sanitario regionale peggiore. L’Asp di Cosenza – è scritto nel documento – ha proposto un Atto Aziendale che alloca i posti letto negli Spoke di pertinenza senza tenere conto delle popolazioni servite e dei volumi prestazionali forniti dagli attuali ospedali. Il commissariato regionale ad acta – secondo i sindacati – ha disatteso l’impegno assunto col Sindacato di avviare la concertazione di merito nelle ASP emanando il decreto 106/11, peraltro incoerente rispetto al proposto atto aziendale, ulteriormente penalizzante nella Distribuzione dei posti letto per acuti.
E’ evidente lo squilibrio nell’assegnazione a favore delle aree del Tirreno e di Cosenza rispetto a quelle del Pollino e soprattutto della Sibaritide, in ragione della spedalità privata, che si somma alla pubblica e che è presente solo negli ambiti territoriali tirrenico e cosentino. Il quadro di incertezza – è il parere dei sindacati – è aggravato anche dalla non chiarezza sull’Ospedale di Rogliano, la cui collocazione si fa attendere viste le continue indecisioni dei dirigenti ASP e Azienda Ospedaliera. In questo solco si aggiunge la Delibera 4100/11 dell’ASP di Cosenza per la riconversione in Case della salute degli Ospedali di Trebisacce, Cariati e Praia a Mare, perseverante nel tenere ancora dentro queste strutture territoriali funzioni di ricovero per acuti e di pronto soccorso prettamente ospedaliere».
Anche per quanto riguarda l’allocazione, la distribuzione e la definizione delle Unità Operative, «pur con alcuni tentativi di correzione rispetto al decreto 18/10 e valorizzazione dell’esistente, non può sfuggire – continua il documento – che non si tiene conto dei volumi di attività realmente prestati e in alcuni casi si arriva a una sospetta discrezionalità. Con queste premesse diventa difficile se non impossibile discutere e formulare la dotazione organica dell’ASP di Cosenza. Peraltro – aggiungono i sindacati – il tavolo tecnico tra Azienda e Sindacati di categoria non si è mai riunito dalla data della sua costituzione nè potrà concretamente operare in assenza di riferimenti certi. Ancora più caotica è la definizione degli organici territoriali non avendo l’Azienda definito in maniera formale i Distretti (il proposto Atto Aziendale non è ancora approvato dalla Regione Calabria) e non individuando alcun parametro di guida delle strutture sul territorio, che per il Sindacato non possono che essere la popolazione servita, la tipologia della stessa (anziani, disabili etc.) e i volumi prestazionali. La definizione precisa della dotazione organica è essenziale prima di tutto ai fini della qualità del servizio ai cittadini e ancora per l’esercizio delle mansioni dei lavoratori della sanità nel godimento dei diritti e nel rispetto delle normative contrattuali. Senza questo strumento – si aggiunge nel documento – non è possibile la definizione degli esuberi, l’applicazione corretta e trasparente della mobilità, sanare l’enorme e tuttavia indispensabile precariato e avviare il reclutamento delle professionalità carenti».
La discrezionalità degli atti, la lentezza «e la contraddizione fra gli stessi- continua la nota stampa dei sindacati – stanno creando fra le popolazioni e i lavoratori della sanità disorientamento e false aspettative che spesso demagogicamente e/o opportunisticamente vengono coltivate, mentre il Servizio Sanitario Regionale continua a peggiorare. Peraltro la Direzione dell’ASP di Cosenza è ancora incompleta, non essendo stati ancora nominati il Direttore Sanitario e il Direttore Amministrativo Aziendali. Quasi quotidiane indiscrezioni giornalistiche notiziano di delibere pronte nel cassetto, di nomi papabili, di protettorati politici sponsorizzanti e rivendicanti lotti di potere. Poichè a norma di legge (dlgs n.229/99, art.3 c.1 quinquies) è prerogativa esclusiva del Direttore Generale nominare le figure di cui sopra, il dott. Gianfranco Scarpelli nomini subito i Direttori Amministrativi e Sanitario, utilizzando unicamente il criterio della competenza. I cittadini, sempre più sfiduciati e vessati dalla lunghezza delle liste di attesa, – si evidenzia – devono ricorrere al privato pagando di tasca propria ed emigrare fuori Regione per farsi curare altrove. Riguardo i presunti troppi ricoveri inappropriati che si registrano ancora negli ospedali la criticità si allieverebbe con l’assistenza domiciliare integrata, con la tempistica dei provvedimenti per l’abbattimento delle liste d’attesa, e rendendo funzionale il centro unico di prenotazione in grado di collegarsi con tutta la rete degli ambulatori, degli ospedali e dei medici di famiglia». Cgil, Cisl, Uil, si legge, «non possono tollerare silenti questo stato di cose e chiedono l’avvio immediato di un confronto serio, in mancanza del quale saranno costrette a mobilitare cittadini e lavoratori della sanità in difesa dei propri diritti».

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