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La Reggina che al “Granillo” cercava quella vittoria che manca dallo scorso novembre, ha trovato una pesante sconfitta che getta molte ombre sul prosieguo del campionato. La gara è terminata sul risultato di 4-1 per gli avversari. Una sconfitta pesante e anche umiliante trattandosi di una sfida in chiave play off che non ammette recriminazioni. La Reggina è da ricostruire, nel morale e nel gioco e i sette giorni di mercato che restano fino al trentuno prossimo, dovranno servire a qualcosa.
Ieri la partita ha preso subito un brutta piega. Il Padova si è impadronito subito del centrocampo, con una manovra avvolgente, ma inizialmente sterile. Alla distanza ha dilagato. La Reggina ha pensato bene di coprirsi nei primi minuti, ma si è vista poco in attacco. Il Padova, invece, è apparso subito ben predisposto alla vittoria. I primi venti minuti sono volati via senza sussulti, a parte un cross di Rizzato (9’ pt), senza destinatari al centro e uno di Donati che Hallenius ha toccato debolmente mandando in bocca al portiere. Mister Gregucci ha pensato bene di proteggersi in difesa, ieri più che mai, viste le preoccupanti defezioni.
Nel silenzio assoluto di uno stadio semideserto, però, la Reggina non si è ritrovata. Debole in difesa e priva di contropiedisti in grado di involarsi e impensierire il Padova ha continuato a subire.
Lo sciopero del tifo è finito dopo venti minuti e il centro della curva sud si è ripopolato in pochi istanti. Ci ha pensato Campagnacci, assieme a Rizzato, a ravvivare l’azione offensiva amaranto, ma in attacco si è vista poca sincronia di movimenti. Tentativi svaniti nel nulla, cross merce rara, in zona gol non c’è intesa. Il Padova ha buon gioco in difesa e può ripartire negli spazi vuoti. Per la Reggina il momento si fa critico. Un primo tentativo di Hallenius, con cross lungo, va a vuoto, ma al ventisettesimo, Renzetti pesca bene Ruopolo che su uscita a vuoto di Marino, deposita la palla in rete di piatto destro. Errore sì, ma è anche la logica conseguenza di un atteggiamento meno prudente della squadra, che si copre ma che deve pur attaccare. E nel momento in cui ha mollato la presa ha accentuato le sue lacune facendosi infilare a più riprese. Da quel momento la squadra è caduta in depressione e per Pietro Marino sono arrivati solo fischi, il presidente Foti non può tergiversare più. Ormai ha provato con entrambi i portieri, la stagione da questo punto di vista, è stata fallimentare.
Il Padova acquisisce sicurezza, la Reggina non trova sbocchi. Drame, al 42’, si destreggia bene in area e tira indisturbato sfiorando il palo. Il raddoppio, però, è rinviato solo di due minuti. La Reggina in campo si vede poco e su angolo di Marcolini, Legati devia di testa e Cuffa corregge in rete centralmente, anche lui indisturbato. Apriti cielo! Sugli spalti serpeggia il nervosismo, i dispetti nei confronti della società si concretizzano nella ripetuta esplosione di mortaretti in curva, iniziata per la verità fin dai primi minuti. A spezzare il clima di sfiducia e di contestazione, ci ha pensato allo scadere del tempo, Nicolas Viola che calciando una punizione da trenta metri, ha disegnato una parabola imprendibile anche per Pelizzoli che ha riaperto la partita.
La ripresa si apre con un tiro di Campagnacci al 6’ che impegna Pelizzoli in angolo. La Reggina sembra rinfrancata dal gol che dimezza lo svantaggio e insiste, anche se il contropiede veneto è sempre in agguato. La squadra di Gregucci spara a salve e al 26’ Rupolo, indisturbato anche lui, inventa il terzo gol con un tiro da effetto che manda la palla a sbattere sul palo per poi insaccarsi. La quarta rete è di Hallenius che approfitta di una Reggina allo sbando e segna con un preciso rasoterra.
Troppa libertà per gli attaccanti del Padova, la difesa è sempre il tallone di Achille della Reggina, ma il centrocampo non è esente da colpe. Il Padova ha anche goduto di libertà di manovra al centro e la nuova battuta d’arresto del “Granillo” è stata inevitabile. I cori finali, durissimi, sono contro il presidente Lillo Foti e contro la squadra.

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