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di FRANCO LARATTA
Dal Parlamento è arrivato un forte segnale di attenzione verso il Sud e la Calabria. Segno anche della fine della devastante influenza della Lega Nord sulle scelte del Governo. Infatti, lunedì 16 gennaio la Camera, nella sua seduta pomeridiana, ha approvato alcune mozioni sullo sviluppo del Mezzogiorno. Quella che per conto del Pd nazionale ho illustrato io, ha ottenuto 450 sì, contro hanno votato i deputati della Lega e pochi altri (50 voti). Erano molti anni che il Parlamento della Repubblica non approvava a così larga maggioranza un atto di indirizzo che “impegna il governo a convogliare tutte le risorse nazionali ed europee in favore delle infrastrutture del Mezzogiorno. E ad agevolare forme di finanza di progetto e di partenariato pubblico-privato al fine di impostare un programma di priorità infrastrutturali”. Si tratta di un risultato importante e di una speranza per il Sud e la Calabria in particolare, almeno in termini di risorse da impegnare per le nostre strade e le nostre ferrovie. Particolarmente importante che Mozione abbia ottenuto il preventivo appoggio del Governo, espresso in aula all’inizio dei lavori. Voto bipartisan, quindi, che vincola ancora di più l’esecutivo. La situazione delle infrastrutture in Calabria è ormai insostenibile e incompatibile con qualsiasi ipotesi di sviluppo: il 44% delle linee ferroviarie al Sud è a binario unico. Non solo. Il doppio binario è stato realizzato in appena il 23% del territorio contro il 50 del Nord e il 27 del Centro. Anche le linee elettrificate sono rare: 49% al Nord, mentre nel Mezzogiorno solo il 28% del tracciato è servito da energia elettrica. Il ritardo infrastrutturale del Sud cresciuto dell’1% in 10 anni! Il profondo ritardo infrastrutturale del Sud non riguarda solo il trasporto ferroviario, ma anche quello su gomma e le infrastrutture per la fornitura dei servizi idrici, energetici, per lo smaltimento dei rifiuti e il trasporto pubblico locale. Servirebbero 10 miliardi di euro all’anno per colmare questo gap infrastrutturale, secondo uno studio sui servizi pubblici locali e lo sviluppo territoriale realizzato da Confservizi, Nomisma e Unicredit e presentato a dicembre del 2011. MA ora qualcosa finalmente si muove, anche perchè è ormai chiaro a tutti (tranne alla Lega!) che senza lo sviluppo del Mezzogiorno, l’Italia è ferma al palo, e tale resterà per anni. Infatti, per l’ammodernamento della rete ferroviaria del Sud verranno destinati circa 6,5 miliardi di euro. Il piano di azione messo a punto al ministero da Passera e Barca, in accordo con le regioni, individua anche le priorità d’intervento: le linee Palermo-Catania-Messina; Napoli-Bari-Lecce-Taranto; Salerno-Reggio Calabria e la rete regionale sarda. Interventi anche per le nostre strade, per il completamento dei lavori in corso alle arterie stradali e autostradali, per la realizzazione di nuovi collegamenti. Svanito il sogno del Ponte sullo Stretto (una faraonica, tanto costosa quanto inutile!), si torna a camminare con i piedi per terra, pensando alle infrastrutture di cui ha davvero bisogno il Sud per accorciare le distanze con il resto del Paese e dell’Europa. Positivo è poi il fatto che, ed è la prima volta, i parlamentari calabresi di tutti gli schieramenti, ci siamo trovati insieme nella battaglia finalizzata e reperire risorse per le nostre infrastrutture. E il voto del 16 gennaio di 450 deputati (Pd, Pdl, Terzo polo) è una prova di un nuovo clima di lavoro unitario, fermo rimanendo le diverse posizioni politiche, che per noi calabresi del Pd- guardando al giudizio sulla giunta regionale- sono del tutto inavvicinabili. Rimane un rischio: la Commissione Europea ha presentato una proposta di regolamento che segna un cambiamento di approccio nell’ambito della politica per lo sviluppo delle reti Transeuropee. Sembra emergere un rischio di penalizzazione per il Mezzogiorno italiano in quanto il nuovo corridoio Helsinky-Valletta proposto dalla Commissione sostituisce di fatto il progetto prioritario Berlino-Palermo e pur mantenendo in vita la realizzazione anche dell’asse Napoli-Palermo registra nei fatti quello spostamento di mercato e di traffici internazionali, dall’Italia Meridionale verso le coste del Nord Africa e di Malta. Ma questo è un tema che il Governo e il Parlamento dovranno affrontare al più presto.
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