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Nonostante siano passati due anni dalla rivolta degli immigrati e dalla reazione degli abitanti con scontri e ferimenti, a Rosarno l’emergenza continua per la presenza dei lavoratori extracomunitari impiegati per la raccolta degli agrumi. E così il ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione, Andrea Riccardi, ha deciso di scendere in Calabria per occuparsi della «grave situazione sociale e umanitaria determinata anche quest’anno dal massiccio afflusso nella zona di lavoratori stranieri in cerca di occupazione stagionale per la raccolta degli agrumi»; il ministro vuole vedere con i propri occhi come vive quella gente per cercare di trovare delle soluzioni, e arriverà martedì mattina a Reggio Calabria dove presiederà un vertice in Prefettura. Poi si sposterà a Rosarno per incontrare il sindaco, Elisabetta Tripodi, la cittadinanza e gli immigrati.
Una situazione determinata dalla mancanza di alloggi, ma soprattutto dalla crisi che ha colpito l’agrumicoltura che riduce, e di molto, la possibilità di lavoro dei migranti che si ritrovano senza soldi per un alloggio decente e finiscono per vivere in veri e propri ghetti, in casolari abbandonati, al freddo ed in condizioni igieniche a dir poco precarie.
La decisione del ministro Riccardi fa seguito alle manifestazioni inscenate ieri a Roma da migranti giunti da Rosarno e Foggia ed alla lettera inviatagli nei giorni scorsi proprio da Elisabetta Tripodi, nella quale si evidenziavano i problemi di una cittadina di 16 mila abitanti, colpita da una «fortissima crisi economica», nell’affrontare l’afflusso di migliaia di persone concentrate nei quattro-cinque mesi della raccolta degli agrumi.
La presenza di extracomunitari non è così massiccia come due anni fa, ma si tratta comunque di almeno 1.500 persone, secondo le stime delle associazioni che si occupano del problema. E che la situazione sia grave lo testimonia anche il Tavolo permanente costituito presso la Prefettura di Reggio Calabria per seguire la problematica connessa all’accoglienza di lavoratori extracomunitari nella Piana di Gioia Tauro che nelle scorse settimane aveva colto «un preoccupante innalzamento del livello di tensione» culminato, «alla fine di dicembre, in un’aggressione per futili motivi a due migranti».

UNA TENDOPOLI PER TRECENTO IMMIGRATI
Intanto la Prefettura, dopo una serie di sopralluoghi, ha individuato un’area sulla quale allestire una tendopoli per 300 persone, disponendo, oggi, l’immediata acquisizione del terreno necessario. L’area di circa 20mila metri quadri si trova a San Ferdinando ed è già dotata di allacciamenti alle reti elettrica ed idrica.
La decisione è stata presa a conclusione della riunione del Tavolo permanente costituito presso la Prefettura per seguire la problematica connessa all’accoglienza di lavoratori extracomunitari presenti nella Piana di Gioia Tauro. Nel corso della riunione, è scritto in una nota della Prefettura, «si è proceduto ad una verifica dello stato di attuazione delle iniziative concordate per far fronte all’accresciuta presenza di lavoratori extracomunitari registratasi nella Piana in concomitanza della campagna agrumicola».
All’incontro, presieduto dal prefetto Luigi Varratta, hanno partecipato il sottosegretario alla Protezione civile della Regione, Franco Torchia, il presidente della Provincia di Reggio, Giuseppe Raffa, i sindaci di Rosarno, Elisabetta Tripodi, e di San Ferdinando, Domenico Madafferi, il questore Carmelo Casabona, il comandante provinciale dei carabinieri Pasquale Angelosanto, il comandante provinciale dei vigili del fuoco Emanuele Franculli, ed il vicario generale della Diocesi di Oppido-Palmi, mons. Giuseppe De Masi.
Nelle precedenti riunioni del Tavolo si era infatti evidenziato che i lavoratori si erano concentrati progressivamente in consistenti aggregazioni in alcuni siti, tra i quali in particolare la ex fabbrica Pomona ed il centro storico del Comune di Rosarno, ove vivono in precarie condizioni igienico-sanitarie», ed era stato anche «sottolineato che nelle ultime settimane erano stati colti segnali di un preoccupante innalzamento del livello di tensione culminato alla fine di dicembre in un’aggressione compiuta a Rosarno, per futili motivi, ai danni di due extracomunitari, facendo temere che si potesse innescare una sequela di atti violenti analoghi a quelli verificatisi nello stesso Comune nel gennaio di due anni addietro.
Si era ancora preso atto che le tensioni sociali erano aggravate dalle scarse opportunità occupazionali offerte ai cittadini extracomunitari a causa della complessiva crisi del mercato agrumicolo, che costringe questi ultimi ad una forzata inattività e alla conseguente indisponibilità di risorse finanziare da destinare alle loro esigenze alloggiative».
Alla luce di questa situazione, era stata evidenziata la necessità di urgenti interventi per implementare il sistema di accoglienza affiancando altre strutture a quella già attiva in località Testa dell’Acqua di Rosarno, «che da sola non può soddisfare le accresciute esigenze alloggiative essendo attualmente occupata nella sua capienza totale».

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