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Sotto sequestro questa mattina, da parte della Direzione investigativa antimafia di Catanzaro, il patrimonio aziendale e personale, dell’imprenditore 37enne Giuseppe Trichilo, per un valore di oltre 55 milioni di euro. Il provvedimento è stato adottato dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria su proposta del direttore della Dia, Alfonso D’Alfonso. Trichilo, imprenditore del settore edile, è stato arrestato nell’operazione Crimine condotta contro le cosche calabresi dalle Dda di Reggio Calabria e Milano con l’arresto di oltre 300 persone. Per lui, il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Nicola Gratteri, nell’ottobre scorso, a conclusione della sua requisitoria, ha chiesto la condanna a 6 anni di reclusione per avere posto in essere atti di illecita concorrenza volti a controllare o comunque condizionare lavori e servizi relativi all’esecuzione di un contratto di appalto per opere pubbliche.
Il provvedimento di sequestro riguarda il capitale sociale ed intero compendio aziendale della «Edil Trichilo srl» con sede a Lamezia Terme (Cz) e dedita alla fabbricazione di strutture e parti assemblate metalliche ed al commercio di materiale da costruzione; capitale sociale ed intero compendio aziendale della «Ct Costruzioni srl», con sede a Falerna (Cz) e dedita alla costruzione di edifici residenziali; il 50 per cento del capitale sociale e del corrispondente compendio aziendale della «Magma srl» con sede a Lamezia Terme e dedita alla compravendita, locazione, gestione e amministrazione di beni immobili di qualsiasi specie e tipo; il 50 per cento del capitale sociale e del corrispondente compendio aziendale della «Caraffa Costruzioni srl» con sede a Gizzeria (Cz) e dedita alla costruzione di edifici, strade ed autostrade; nonchè decine di beni immobili, autovetture e mezzi industriali e svariati rapporti finanziari.
La Dia di Catanzaro ha eseguito rigorosi accertamenti che hanno riguardato, per un arco temporale compreso tra il 1998 ed il 2009, tutti i cespiti riconducibili a Trichilo, l’analisi dei bilanci aziendali, copiosa documentazione bancaria, allo scopo di documentare, tra l’ altro, la netta sproporzione tra il reddito dichiarato ai fini delle imposte dirette e le attività economiche esercitate. L’ulteriore risultato di servizio conseguito dagli uomini della D.I.A. di Catanzaro si inquadra, peraltro, in un più vasto e complesso progetto denominato «Desk Interforze», da tempo supportato dal Procuratore Distrettuale di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo, approntato per attuare una proficua circolazione delle informazioni tra le Forze di Polizia, allo scopo di aggredire sistematicamente e con maggiore efficacia ogni forma di illecito arricchimento conseguito dalle agguerrite consorterie criminali operanti nel distretto.

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