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di PIETRO RENDE
Senza ripresa non c’è scampo e senza Sud non c’è ripresa, ma ripresa a sud non significa solo stato sociale per reggere un mercato di riserva bensì occasione di superamento dello storico dualismo nord-sud e riequilibrio economico fra Stato e mercato per inserire il Sud nel modello tedesco, export- oriented al 40% del Pil, perché ci sono obiettivi che da solo il mercato non può raggiungere ma solo perseguire velleitariamente, come l’ampliamento mediterraneo, un vero sistema finanziario europeo, il primato della cultura e della ricerca, l’inserimento delle donne e dei giovani nella produzione di servizi e beni, la logistica delle merci, il superamento del protezionismo dell’edilizia e delle imprese fino a 15 dipendenti con l’art.18…altro che miserie come la banca del Sud, specie dopo l’abbandono e il passaggio alla Bpm del suo amministratore delegato Piero Montani, lo scippo dei Fas e la riduzione a metà dei fondi europei disponibili! Ma questo governo pure meritevole non è la grande coalizione, perciò è debole senza l’ingresso dei politici nella compagine, anche se la decisione della corte sul referendum evita le elezioni anticipate e salva il governo Monti! Ma finchè gli attuali partiti non possono fare a meno delle stampelle che li reggono- la legge elettorale che nomina e non designa i parlamentari e la Rai che, come una terza camera, legittima il sistema con i vari porta a porta – la fiducia nei loro confronti continuerà a scendere ed è prevedibile un crescente, preoccupante, delegittimante, astensionismo elettorale. Intanto, sostiene Marchionne che “in Italia non si investe a causa dei sindacati” e c’è da giurare che continuerà a dare lezioni a tutti. D’altra parte chi ricorda che non c’e’ solo una questione di diritto del lavoro ma di accesso al lavoro, nei termini in cui già esiste in tutta Europa di reddito d’inserimento congiunta alla ricerca del lavoro che non c’e’ per i giovani e le donne (v.Istat) che lo attendono dalla politica e non dalle facilonerie del taglio agli sprechi. Il ritorno a un’economia sociale di mercato, caro alla Merkel e al Ppe, come superamento della crisi, che forse solo un deprezzamento già in corso dell’euro sul dollaro potrà aiutare incrementando le esportazioni oltre l’abituale 25% del Pil, risveglia una primavera cattolica, a 50 anni esatti dal concilio, che supera le divisioni attuali e il rischio di sfiducia che non risparmia neppure la Chiesa italiana, costretta a esporsi nella materialità e a perdere il 15% di fiducia popolare, quando il laicato non è all’altezza di darsi e riconoscere un “federatore”. In Calabria, il presidente Scopelliti in un’ intervista si è accorto dell’isolamento politico e della debolezza della Calabria anche nella considerazione del suo partito (il pdl) benché dopo che con la Lega non è più al governo e vanno in crisi le trascorse, riduttive, alleanze locali già nelle imminenti elezioni amministrative che sono ad appena un anno da quelle generali. Comunque “meglio tardi che mai”. Ma dalla crisi di sfiducia politica collettiva si esce solo con una nuova legge elettorale che ritorni al rapporto personale tra eletti ed elettori e dove il Sud rimane del Sud, con il Sud e per il Sud che diventa questione d’interesse nazionale senza arrendersi alla conservazione di interessi ed equilibri che non rispecchiano o perseguono l’unità d’Italia e resistono al vento della modernizzazione.
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