4 minuti per la lettura
di ANTONIA LOSACCO*
COME È LONTANO il servizio di riabilitazione, di recupero e rieducazione funzionale che la Regione immagina per gli utenti lucani dalla bellissima immagine in tv del tango ballato da Oscar Pistorius, il corridore sudafricano, che gareggia grazie a protesi di carbonio dopo l’amputazione delle gambe. Da una parte scienza, tecnologia, operatori specializzati in riabilitazione fanno miracoli, dall’altra si vorrebbe (secondo un odg approvato in Consiglio con la Finanziaria Regionale 2012) che l’attività libera professionale dei fisioterapisti si svolga senza alcuna autorizzazione, riconoscendo che il fisioterapista è in possesso di diploma universitario e questo può bastare. Da una parte si mettono gli operatori nella condizione di svolgere la propria missione con il massimo della libertà, anche di sperimentazione, dall’altra si creano paletti, ostacoli, discriminazioni, penalizzazioni, riduzione di prestazioni. Un passo indietro. Il sistema di convenzioni per i servizi riabilitativi si fonda essenzialmente su un modello che affonda le proprie origini nella LN 833/78 che ha dato vita ad un doppio canale: le prestazioni erogate ai sensi dell’ex art. 25 e quelle che si fondano sull’ex art.26. Nel primo caso le pretazioni sono erogate dai presidi ambulatoriali di recupero e rieducazione funzionale (ex art.25) e svolgono attività specialistiche ambulatoriali anche a domicilio. Nel corso degli anni le convenzioni sono state modificate ed integrate con il varo di decreti, di leggi nazionali e regionali ed in modo particolare da specifiche norme e circolari regionali che ne hanno fortemente caratterizzato (e adulterato) la struttura. Il risultato è un sistema che ha incastrato la prestazione riabilitativa, sopratutto per ciò che riguarda la prestazioni ex art. 25, in un programma di tempi, codici e classificazioni non più in linea con l’evoluzione delle tecniche di recupero e non in linea con le nuove linee guida. Il DPR 14/1/1997 è l’ultimo atto in ordine di tempo di una legislazione nazionale volta a riordinare la normativa tecnica del settore sanitario-ospedaliero. Si tratta di un atto di indirizzo e coordinamento rivolto alle Regioni. Per lo Stato infatti vige la necessità di tutelare i cittadini in equal misura ed in qualunque regione risiedano. Dunque si classificano le strutture in relazione alla tipologia delle prestazioni erogate e precisamente: strutture che erogano prestazioni in regime di ricovero ospedaliero; strutture che erogano prestazioni di assistenza specalistica in regime ambulatoriale, comprese quellle riabilitative, di diagnostica strumentale e di laboratorio, con due tipologie (presidi ambulatoriali di recupero ex art. 25 e centri ambulatoriali di riabilitazione ex art. 26). E subito dopo l’approvazione delle procedure per l’accreditamento delle strutture, gli uffici della Regione Basilicata, recependo il DPR del 97, cominciano a pasticciare già con la LR 28/2000 a partire dalla definizione dei Presidi di fisioterapia e rieducazione funzionale. Poi sono seguiti una serie di interventi sino a sottrarre alle strutture ex art. 25 la possibilità di erogare tutte le pretazioni di recupero e rieducazione funzionale, con il risultato, per noi per nulla casuale, di agevololare alcuni soggetti erogatori a danno di altri. E’ da tempo che rivendichiamo la presa in carico multidisciplinare del paziente e denunciamo lo svuotamento ingiustificato degli ambulatoriali ex art. 25 in quanto sono trasferite tutte le funzioni svolte da queste strutture ambulatoriali a quelli che invece dovrebbero occuparsi solo di patologie complesse. Per il nuovo anno vogliamo chiarezza, perchè come è avvenuto per l’abbattimento dei budget che ci ha penalizzato non poco soprattutto tenuto conto del numero dei dipendenti specializzati che lavorano da noi a regolare contratto e non abbiamo alcuna voglia di licenziare, pretendiamo il rispetto di normative nazionali in Basilicata interpretate in maniera che, benevolmente, potremmo definire abitraria. Un’ultima considerazione: i dati Unioncamere di previsione per l’occupazione confermano che ci sono nel nostro Paese figure professionali e tra queste soprattutto gli addetti alla cura delle persone e ai servizi sanitari specialistici, proprio come quelli riabilitativi, ancora molto richieste, grazie all’allungamento della vita e del benessere salutare. Noi vorremmo essere messi in condizione, attraverso un modello di sanità più efficiente, basato principalmente su una più efficace interazione pubblico-privato, di dare il nostro contributo in questa che è essenzialmente una missione per la salute dei cittadini e quindi di diventare un’opportunità di lavoro per i giovani. Per questo l’impresa di Pistorio non può essere solo una sfida personale in tv ma può e deve diventare un messaggio sociale importante perchè sia possibile anche in Basilicata erogare prestazioni ambulatoriali di recupero e rieducazione funzionale all’avanguardia, contando su una categoria professionale e su strutture imprenditoriali che non hanno più nulla da dimostrare.
*presidente FENASP
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA