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POTENZA – «Sì, sono a casa e del resto dove potrei mai andare? Quindi rimango dove sono, tanto se vogliono mi possono colpire ovunque».
Così Nello Rega all’indomani dell’esplosione – avvenuta nella notte tra sabato e domenica – di un ordigno davanti la porta dell’abitazione romana dove, il giornalista di Televideo Rai, vive.
Sono da poco passate le 23 quando «all’improvviso ho sentito un gran boato e poi quell’odore acre e quel fumo hanno invaso il mio appartamento». D’istinto «ho aperto la porta e dei vasi che c’erano sul pianerottolo era rimasto ben poco. Addirittura la terra è entrata nell’appartamento che si trova al piano di sotto». Unica cosa integra «quel biglietto rimasto a terra». E mentre in un appartamento situato nell’altra ala del palazzo un signore «si è svegliato di soprassalto pensando che quel boato fosse stato causato da un’esplosione di una caldaia», lui, Nello Rega – «sono vivo per miracolo perché mi trovavo a meno di tre metri dalla porta» – non ci ha messo molto a capire, prima ancora di leggere quanto scritto su quel pezzo di carta, che loro era tornati a farsi vivi. Loro sono gli «Hezbollah». Questa la firma posta in calce a tutte le lettere di minacce e intimidazioni che dal 2009 sono state recapitate al giornalista autore del libro “Diversi e divisi”.
Oggi Nello Rega è nuovamente solo, dopo che gli è stata tolta la scorta, in un primo momento assegnatagli, e dopo che dallo scorso settembre è anche indagato dalla Procura di Potenza per simulazione di reato.
Quelle lettere di minaccia, quei proiettili, quella testa di agnello trovata sul sedile della sua auto e quegli spari che, esattamente un anno fa (era proprio la notte a cavallo tra il 7 e l’8 gennaio 2011 n.d.r.) gli furono esplosi contro mentre alla guida della sua auto stava facendo ritorno a Potenza, dopo una serata trascorsa con alcuni amici nel Materano, per i sostituti procuratori della Repubblica di Potenza, Anna Gloria Piccininni e Domenico Musto, erano solo una messiscena. Altro che Hezbollah.
La “firma” era una e una soltanto: proprio quella di Nello Rega che nello stesso tempo, oggi, «risulta – come ha spiegato uno dei suoi due legali, Savino Murro – parte offesa, nel procedimento aperto dopo il tentativo di attentato del 7 gennaio del 2011, e indagato per simulazione di reato».
Una situazione «paradossale» ha proseguito l’avvocato Murro che già ieri, d’accordo con il collega Vincenzo Vitale, ha inviato una nota all’Ucis (l’Ufficio centrale per la sicurezza personale) per segnalare quanto accaduto l’altra notte, mentre spera che «venga fissata a giorni l’udienza al Tar (Tribunale amministrativo regionale) che dovrà decidere sul ricorso «da noi presentato dopo che a Nello Rega è stata tolta la scorta».
Scorta che il ministero dell’Interno accordò al giornalista di Televideo Rai solo dopo quegli spari sulla Basentana. Un anno dopo, quegli spari hanno lasciato il posto a un ordigno e a una nuova rivendicazione che ricalca le parole sempre utilizzate in questi ultimi anni: “sporco maiale, morirai. Sappiano dove sei”. Firmato Hezbollah.
Vittima o carnefice? Se lo chiedono in molti e se lo chiede anche Nello Rega, soprattutto dopo l’esplosione dell’ordigno «di questa notte».
«L’attentato di stanotte – ha detto il giornalista – è un segnale gravissimo. Sono rimasto solo ad affrontare qualcosa che è più grande e più forte di me». Ma in ogni caso «non ho intenzione di mollare. Continuerò a fare il mio lavoro, costi quel che costi».
Da qui anche la decisione di non lasciare il suo appartamento. nonostante la paura «ci sia non posso mica negarlo».
E così «stasera quando tornerò a casa, dopo avere finito di lavorare, mi affiderò a Dio» visto che «mi è rimasto solo lui».
Una frase pronunciata sì con amarezza ma senza nessun intento polemico nei confronti di quello Stato «che comunque mi ha abbandonato».
Su quanto accaduto la notte scorsa stanno indagando i carabinieri che hanno anche ascoltato alcuni vicini di casa del giornalista.
E proprio un vicino avrebbe detto agli inquirenti che poco prima dell’esplosione era stato colpito da un rumore di passi simile a quello che si può avvertire quando qualcuno corre via.

Alessia Giammaria

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