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Sono gli imprenditori a far capire quanto pesa la crisi in Calabria: «A fronte di un prestito di 80 mila euro mi hanno chiesto garanzie in titoli di Stato per 100 mila euro, sono stato fortunato perché la mia richiesta risale ad oltre un anno fa e quel prestito mi è stato concesso, ore le cose sono cambiate». E’ quanto afferma Marco C., imprenditore: «per tanti miei colleghi – aggiunge – le cose vanno male. Anzi peggio».
La testimonianza di Luigi V. fa capire meglio come vanno le cose: «Ho chiesto un prestito di 100.000 euro, per chiudere un affidamento di conto corrente e altri prestiti per un totale di 70 mila euro e avere un minimo di liquidità per poter andare avanti, pagare i fornitori, gli stipendi e le tredicesime dei miei dipendenti. Con la crisi il bilancio della mia azienda è in calo, i clienti pagano in ritardo, ma i conti sono in ordine, ma alle banche ciò non interessa. Non interessa chi sono, non interessa che da 35 anni sto sul mercato e ho un nome. Ho portato in garanzia i miei beni personali, la mia villa, un appartamento e una casa al mare per un valore di oltre un milione di euro. Mi è stato detto che non ho i requisiti. Che non possono darmi un solo euro. A questo punto non mi resta che chiudere o rivolgermi agli usurai».
Le banche dunque il punto centrale della crisi alle quali gli imprenditori chiedono una maggiore elasticità, ma il sistema non risponde, anzi pare che alcuni gruppi bancari addirittura hanno avuto disposizioni di non dare soldi: «Eroghiamo solo mutui per l’acquisto delle prima casa a condizioni senza precedenti», commenta un bancario che chiede l’anonimato.
Non c’è commerciante, artigiano che oggi in Calabria non ha problemi di liquidità. Chi lavora con la pubblica amministrazione, specialmente nel settore sanitario e socio sanitario, deve mettere in conto che le fatture vengono saldate anche oltre tre anni, quando una direttiva europea impone tassativamente i 60 giorni. Nel settore privato le cose vanno peggio. Pagamenti a 9 mesi, quando va bene.
In provincia di Cosenza continua la chiusura delle attività imprenditoriali: «Gli ultimi dati in nostro possesso – afferma il presidente di Confcommercio Cosenza, Klaus Algieri – ci dicono che la differenza tra nuove aperture e chiusure è negativa. E i nuovi imprenditori sono spesso cinesi».
Se questo è il quadro cosa fanno le istituzioni? «Un vecchio adagio dice: il medico studia e il malato muore», ironizza segretario della Confartigianato di Reggio Calabria, Demetrio Battaglia, consigliere regionale del Pd. «La situazione è drammatica, per quanto riguarda l’accesso al credito, quei pochi fortunati che riescono ad avere soldi pagano tassi di interesse al limite della soglia dell’usura. Il settore dell’artigianato, della piccola e media impresa, è quello maggiormente colpito e lasciato senza alcuno strumento per affrontare le crisi».
Caridi: «Ecco la ricetta della giunta Scopelliti»
«Stiamo lavorando per dare respiro alle nostre piccole e medie aziende», ha dichiarato l’assessore regionale alle Attività Produttive, Antonio Caridi, consapevole delle difficoltà che stanno attraversando le imprese: «Siamo convinti – afferma – che con delle misure strategiche riusciamo a dare serenità agli imprenditori e mettere in moto l’economia per creare sviluppo e occupazione. Come parte politica – aggiunge – siamo consapevoli del malessere che c’è a livello nazionale».
Caridi ha convocato le associazioni di categoria e gli ordini professionali con cui ha concordato un «percorso virtuoso» per evitare intoppi nelle procedure: «Ogni bando – spiega l’assessore – prima di essere pubblicato viene messo in pre-informazione per consentire alle imprese di attrezzarsi nel momento in cui viene pubblicato». Più in generale Caridi non vede nero, spiega che «la Calabria alla crisi è stata sempre abituata, contrariamente alle regioni del Nord. Per noi questo può essere un punto di partenza».
Secondo l’assessore il primo nodo da sciogliere è quello dell’accesso al credito per quelle aziende in difficoltà che in questo momento non hanno sostegno dal sistema bancario: «L’accesso al credito è una delle più grandi difficoltà che hanno le aziende. Di questo ne discutiamo giornalmente con le associazioni di categoria e abbiamo predisposto tre misure importanti. Una di 51 milioni di euro con Fincalabra che è la nostra società in house, poi lo strumento del “Mezzanino” un fondo rotativo di 20 milioni di euro per le aziende e non per ultimo il progetto “Jeramie”, un fondo di 90 milioni di euro. In questo caso possono accedere tutte le aziende per un importo fino a 900 mila euro con il 50% a tasso zero. Sono tre misure importanti e strategiche che aiuteranno sicuramente molte aziende calabresi».
Per superare la crisi le aziende devono anche ristrutturarsi, investire in innovazione e Caridi sottolinea: «Se andiamo a visionare l’ultimo bando Pia sull’innovazione tecnologica abbiamo privilegiato le aziende che già sono sul mercato e non nuove imprese. Se vogliamo essere competitivi a livello nazionale e internazionale oggi le aziende calabresi hanno bisogno di due cose: sicuramente innovare i processi produttivi e poi fare rete tra imprese e quindi reti e consorzi e abbiamo riscontrato una grande partecipazione».
Ma c’è un’altra nota dolente che interessa tutto il Sud: «Il problema della disoccupazione giovanile è atavico, stiamo predisponendo insieme agli altri assessorati strumenti per creare occupazione in Calabria. Come assessorato abbiamo predisposto un bando per le giovani imprese, proprio in questi giorni abbiamo fatto una campagna di comunicazione e abbiamo incontrato studenti nelle scuole e nelle università per spiegare ai giovani come fare imprese in Calabria. E’ importate diffondere la cultura di impresa a partire dai banchi di scuola perché “fare impresa” vuol dire “creare occupazione”. Questo bando è strategico: finanziamo progetti fino a 300 mila euro dando il 75% a fondo perduto. E’ vitale per la Calabria perché l’abbiamo aperto anche ai bed&breakfast e alla ristorazione. Cioè quelle attività commerciali che riescono a rilanciare l’economia. Non è con questo bando che riusciremo a risolvere i problemi della Calabria, ma è importate avviare un percorso. Creare nuove aziende, giovani e sane».
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