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POTENZA – «Le perdite non sono potenziali». E sono importanti. Quasi 16 milioni di euro in poco meno di cinque anni, frutto del valore di mercato negativo, di un contratto in derivati sottoscritto dalla Regione Basilicata nel 2006, con le banche Dexia Credito e Ubs Investiment. Contratto stipulato su un valore complessivo di 218 milioni di euro, nato secondo una pratica negli anni diffusasi anche in Italia. L’idea era quella di poter ridurre il debito per interessi nelle pubbliche amministrazioni, ma in poco tempo questo strumento finanziario – in pratica una sorta di investimento tarato sul rischio e sulle oscillazioni del valore dei beni quali il petrolio o il denaro – si è trasformato in «un grande flop».
Il contratto in derivati sottoscritto con un atto amministrativo della presidenza della giunta regionale, a partire da un precedete rapporto contrattuale tra l’ente e quegli istituti finanziari, scade il 31 dicembre 2019. «Proprio non è il caso di aspettare oltre». Il consigliere Michele Napoli è il primo firmatario della mozione ratificata dall’intero gruppo consiliare regionale del Pdl, che ha scelto di portare questa vicenda all’attenzione del dibattito consiliare.
Nella conferenza stampa convocata ieri sull’argomento, Napoli snocciola alcuni dati. Solo nel 2008 il contratto ha prodotto un saldo positivo per circa 800 mila euro. Ma tanto nell’anno precedente, che in seguito la linea è stata costantemente negativa.
Nel 2007 il valore di mercato negativo è di circa 800 mila euro; meno 4 milioni e mezzo anche nel 2009; un passivo di 6 milioni e 100 mila euro nel 2010; segno negativo per 5 milioni di euro (più “spiccioli”) nel 2011.
«E sia chiaro – fa eco Franco Mattia, vicepresidente del consiglio regionale – non appaia eccessivo aver convocato la stampa su questo contratto. Una mia interrogazione su questo strumento finanziario attivato dalla Regione, depositata un anno fa, ancora attende risposta».
Questione, dicono, anche di «scarsa trasparenza» visto che quel contratto è stato sottoscritto in inglese: su un eventuale contezioso a decidere sarebbe l’autorità britannica. «Con quale chiarezza si è proceduto? Il contratto è stato sottoscritto senza bando, accettando la proposta di istituti che già avevano svolto per la Regione un ruolo di consulenti».
Da qualche tempo, altre amministrazioni, come le Regioni Lombardia e Lazio o i comuni di Milano, Prato e Bari hanno deciso di annullare questi contratti, ricorrendo all’istituto di autotutela, perché i provvedimenti avviati non rispondevano più al principio delle esigenze e dell’interesse pubblico. «Anche se le somme perse non sono più recuperabili, messe come sono a bilancio, almeno si può provare – suggerisce Napoli – a chiudere con retroattività questo contratto». A dare man forte a una simile impresa, ci sarebbe una recente sentenza della quinta sezione del Consiglio di Stato che a settembre, nel contenzioso tra la Provincia di Pisa e le banche Dexia e Depla, ha ribadito che «il potere di autotutela della pubblica amministrazione comporta l’automatica caducazione dei derivati quando viene dimostrato che gli atti amministrativi violano la normativa o sono contrari all’interesse pubblico».
In Basilicata? «Per ben due volte anche la sezione di controllo della Corte dei conti – continua Napoli – aveva chiesto delucidazioni per monitorare l’andamento delle ricadute dell’applicazione dello strumento finanziario». Ecco il perché dell’«urgenza» di richiamare l’attenzione «in modo responsabile, spostando – spiega Romeno Sarra, intervenuto in conferenza – la questione sul tavolo consiliare». Perché se il contratto in derivati nasce da atti della presidenza della giunta, è pur vero «che con questa mozione, il consiglio regionale può impegnare l’esecutivo ad alcune azioni di tutela dell’interesse collettivo». Chiedono ulteriori approfondimenti, sottoponendo il contratto a una perizia tecnica e interessando anche la sezioni rischi della Banca d’Italia. «In un momento in cui si punta al rigore, rastrellando ogni centesimo utile, non si possono avallare queste perdite economiche». Neanche fossero potenziali.
sa.lo.
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