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di PARIDE LEPORACE
Cittadino che ti appresti ad incassare con la card governativa qualche biglietto di euro a rischio default, cerca di sapere che la società Icla ha pignorato le tue royalties per 16 milioni. Piccolo imprenditore che, grazie alle relazioni corte o ai tuoi meriti, hai effettuato lavori per la Regione Basilicata e che per riscuotere il tuo credito devi fare convenzioni con banche, guarda e impara dalla Icla. Una nostra inchiesta esclusiva ha fatto riemergere questo acronimo della Prima repubblica. Dovevano effettuare lavori di prevenzione idrogeologico in zone lucane dove ancor oggi quando Giove pluvio s’impunta crollano gli argini e i gli agricoltori piangono. Su quei lavori ci mise il naso inquisitore il magistrato Pace (lo stesso che si mise a indagare sul nucleare di Rotondella) ma la Giustizia è lenta e controversa. Dal penale si passa al civile e gli accusati passano ad essere accusatori e vogliono anche essere risarciti e in contanti. Sono quelli dell’Icla. Lasciamo perdere Pomicino, novello mossiere del governo Monti.
Ricordiamo qualcosa. Nel 1980, prima del terremoto è un’azienda che non vale nulla. Due anni dopo ha già un fatturato modesto, circa 14 miliardi di lire l’anno. Nel 1990 il fatturato annuo ha raggiunto i mille miliardi. Grandi lavori e grandi affari. Moltissimi in Basilicata, che continua ad essere una gallina dalle uova d’oro.
Basta un arbitrato e un ufficio legale pubblico non molto sveglio e si va all’incasso. E gli azzeccagarbugli pagati con i nostri soldi fanno pure la lezione a chi ha divulgato la notizia. Gianni Rosa giusto un anno fa aveva posto la questione e nessuno aveva compreso. Ora chiede conto di atti e documenti. Il senatore Digilio, unico anche a chieder tutela dei rispamiatori locali, vuol sapere il per chi e per cosa di una vicenda esemplare per comprendere come si crea il debito pubblico italiano. Anche il moderato Pagliuca ha preso carta e penna per sapere da De Filippo e l’assessore Mancusi chi risarcirà le popolazioni della Val d’Agri dal mancato ristoro. E Folino dovrà dare risposte a questa vicenda nata quando Pci e Cgil facevano opposizione e oggi pagata dal governo del Pd . Dai banchi della maggioranza si è sentita soltanto la voce di Di Benedetto che, conscio dello scippo, chiede anche una commissione d’inchiesta. Torna a rischiare il cartellino rosso l’imprenditore lucano che non subisce i diktat dei capi. Forse è meglio farsi dire se ci sono procedimenti giudiziari dello stesso tipo e altri arbitrati in corso con i bravissimi avvocati e curatori della Icla. Evitiamo altri danni ai lucani. In tempo di crisi altri soldi non vogliamo regalare a chi ne ha già avuti troppo. Almeno su questo la Regione Basilicata una risposta chiara la vuol dare mettendoci la faccia?
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