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Rosa Ferraro, la testimone di giustizia sentita ieri per il secondo giorno consecutivo durante la trasferta milanese dei giudici del Tribunale di Palmi impegnati nel processo All Inside ha descritto ancora una volta l’attività della cosca Pesce di Rosarno, capeggiata dal presunto boss, Salvatore, padre della collaboratrice di giustizia, Giuseppina.
E a Palmi, avvocati ed imputati la vedono di spalle mentre lei racconta: «Io so che dei Pesce hanno paura tutti a Rosarno, perché sono forti e sanno come difendersi. E io pure ho paura, ho paura per me, per i miei figli. E quando suonano a casa mia io tremo, perché ho paura che siano loro. Loro sono ovunque, spuntano come funghi».
Nel corso della prima giornata della sua deposizione, iniziata giovedì scorso, Rosa Ferraro ha parlato dei suoi scontri con Salvatore Pesce, dell’intestazione di un supermercato a sua insaputa, della decisione di raccontare tutto alla Guardia di Finanza, ma soprattutto delle continue minacce, del progetto di farla uccidere, con l’accordo di suo padre, per mano del fratello disabile, rifiutatosi di fare da carnefice alla sorella.
Argomenti che in parte sono stati ripresi anche ieri, quando invece la testimone di giustizia è scesa nei particolari di ciò che avrebbe visto negli anni trascorsi a Rosarno, quando per un periodo di tempo ha vissuto sotto lo stesso tetto di Pesce, marito di sua cugina Angela Ferraro, dopo essere tornata in Calabria da Genova. Dalle assicurazioni false al traffico di droga, procurata a Milano e rivenduta a Rosarno, dalla rapina ad una gioielleria sino allo scambio di “pizzini” fatti arrivare dal carcere da Giuseppe Ferraro, cognato di Pesce. Rispondendo alle domande del pm Alessandra Cerreti, Rosa Ferraro, ha detto di essere certa della circostanza per avere visto i messaggi, scritti su foglietti a quadretti e ripiegati più volte per ridurne le dimensioni.
La collaboratrice ha anche fatto il nome di battesimo dell’avvocato dicendo di non ricordarne il cognome. A fare da sfondo alle dichiarazioni della donna, alcuni commenti sarcastici provenienti dalle celle dell’aula bunker di Palmi dove sono rinchiusi i presunti affiliati di quella ‘ndrina verso cui la donna punta il dito sin dal 2006. Una situazione atipica quella che sta andando in scena in questi giorni a Palmi: un’aula senza corte, trasferitasi in Lombardia e rappresentata da un cancelliere che fa da tramite con il presidente del collegio giudicante, Concettina Epifanio, avvocati che in alcuni frangenti non sanno cosa avviene nel tribunale milanese, come successo giovedì scorso, quando i giudici si sono ritirati in camera di consiglio per più di quattro ore per vagliare le eccezioni mosse dai legali. Un’assoluta novità per il Tribunale di Palmi, che per la prima volta vede un processo trasferirsi temporaneamente in un’altra sede, ma che tutto sommato sta procedendo senza grossi inconvenienti.
Oggi, ultimo giorno di deposizione della Ferraro che si sottoporrà al contro esame degli avvocati, mentre il processo riprenderà il 9 dicembre prossimo.

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