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POTENZA – Da stamane sono liberi di tornare nei loro nuovi uffici e parlare con chi hanno voglia, Vincenzo Sigillito e Bruno Bove. All’indomani degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari per lo scandalo Arpab il gip Tiziana Petrocelli ha infatti revocato l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’ex direttore generale e dell’ex coordinatore provinciale arrestati lo scorso 12 ottobre con l’accusa di disastro ambientale colposo per aver nascosto i dati sull’inquinamento della falda sotto il termovalorizzatore Fenice, truffa e falso perchè a un certo punto avrebbero cercato di sviare le indagini più lontano possibile da loro.
Il gip ha stabilito che dal momento che nelle scorse settimane la giunta regionale ha disposto il trasferimento di Sigillito dal dipartimento Ambiente all’Agricoltura, mentre la direzione dell’Arpab ha destinato Bove dal coordinamento provinciale all’ufficio relazioni con il pubblico, non c’è più il rischio che abusando delle loro funzioni ripetano gli stessi errori del passato. Sono occorsi comunque 12 giorni perchè l’istanza presentata dal legale di Sigillito venisse presa in considerazione, cosa che non ha mancato di evidenziare l’avvocato Tuccino Pace, a commento di una decisione che si sarebbe fatta attendere più del dovuto. Per Bruno Bove, invece, Gaetano Basile si è detto soddisfatto, ma ha aggiunto che alla luce dei nuovi uffici, della conclusione delle indagini e soprattutto del riconoscimento da parte dei giudici del giudici del Tar della legittimità dell’operato dell’Arpab nell’ultimo anno c’era da stare fiduciosi.
Quanto al resto, ovvero agli altri due filoni dell’inchiesta condotta dai militari del Noe e del reparto operativo dei carabinieri di Potenza (coordinati dal pm Salvatore Colella), dal momento che le accuse non rientravano tra i capi d’imputazione alla base dell’ordinanza, se ne parlerà se vorranno farsi interrogare o soltanto a processo iniziato.
Con le raccomandazioni per il reclutamento dei lavoratori interinali, i concorsi truccati e la questione irrisolta delle infiltrazioni di percolato sotto la discarica comunale del capoluogo, gli indagati sono in tutto 34, incluso il
sindaco di Potenza Vito Santarsiero. Gli inquirenti sono convinti che Sigillito, Bove, l’ex responsabile dell’Ufficio risorse idriche dell’Arpab Ferruccio Frittella, Claudio Dresda, che era uno stretto collaboratore dell’ex dg, e il responsabile dell’agenzia di lavoro interinale Tempor spa di Potenza Luigi Montano, avessero messo in piedi una vera e propria associazione a delinquere impegnata a «supportare l’azione amministrativa della propria corrente politica di riferimento (riferibile al consigliere e assessore regionale Erminio Restaino), creare consenso elettorale per essa e avvantaggiare economicamente amici e conoscenti».
lama
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