5 minuti per la lettura
di FRANCESCO SICILIANO
Torno, se posso, sulla questione relativa alla bontà di festeggiare la caduta di B. e il successivo insediamento del Governo Monti, poiché molti noti commentatori hanno bollato l’esultanza popolare come scene che non si sarebbero volute vedere e, soprattutto, affermato che c’è poco da festeggiare. E’ evidente che lo stato generale dell’economia italiana e quello più specifico della classe media, cui tanti di noi appartengono, non inducono a festeggiamenti, così come lo stato abbastanza compromesso della legalità calabrese e italiana. Ripartendo, tuttavia, dalla canzone di Silvia Salemi si può dire che con quel richiamo si voleva affermare che tornare a parlare (inteso il verbo come articolazione di un pensiero) che ritrovare dimensioni maggiormente originali e pensanti era uno degli aspetti che davano motivo di un festeggiamento strettamente limitato ad un cambio di marcia non di poco conto che la crisi politica, determinata dall’approvazione del documento di bilancio grazie alla c.d. opposizione, ha consentito. A prescindere da considerazioni sulle future scelte politiche può dirsi che vedere un governo composto da personalità che, ognuna nel proprio settore, hanno raggiunto i più alti risultati possibili (es. prefetto, rettore, amministratore delegato) è un cambio di scenario di non poco conto se si considerano i diversi criteri di valutazione ai tempi di B. Allo stesso modo stride, con la normale consapevolezza delle cose non potere e dovere sottolineare che lo spessore del Governo e la sua autorevolezza, già in pochi giorni, hanno fatto riemergere i fatti a discapito della propaganda. Qualche esempio di cosa si è dichiarato alla stampa. L’insediamento del governo Monti rappresenta una sospensione della democrazia… un dicastero della coesione territoriale ci riporta al decentramento è notte fonda., le tangenti Enav. il presidente del Consiglio (non è B.) in modo neutro si auspica una chiara soluzione. Proviamo a far riemergere i fatti e se possibile restituire un senso alla lingua italiana. La Costituzione (seppure influenzata dalla indicazione del Premier per la coalizione quale portato della nuova legge elettorale) disegna una tripartizione dei poteri in cui l’esecutivo si occupa di amministrazione, il legislativo di legiferare e il giudiziario di jus dicere. In questo quadro, il Parlamento ha una funzione propria di legiferazione che si mischia con quella di controllore dell’operato del governo attraverso la questione di fiducia. In altri termini la legge è primariamente di iniziativa parlamentare mentre quella di iniziativa governativa è residuale o comunque secondaria rispetto alla prima. Nella legislazione ai tempi di B. quasi tutti i provvedimenti legislativi sono stati preconfezionati dal Governo e “ratificati” da un parlamento di nominati cosa che di fatto ha svuotato di ogni funzione la discussione parlamentare. Alla luce di queste elementari considerazioni costituzionali può dirsi che l’affermazione del presidente Monti che il parlamento sarà la culla dei provvedimenti legislativi ristabilisce in Italia la democrazia parlamentare purtroppo sospesa in tutti questi anni a nulla rilevando, tale dichiarazione, rispetto al sistema elettorale. Primo sospetto di demarcazione tra propaganda e comunicazione. Secondo esempio il decentramento quale notte fonda. L’art. 5 Cost. afferma che “La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento” mentre articoli che non rientrano nei c.d. principi fondamentali assegnano alle Regioni, Comuni ecc. potestà legislative e amministrative in varie materie determinando più o meno accentuata autonomia decisionale. A leggere la Costituzione, quindi, abbiamo avuto ministri della Repubblica che hanno di fatto sempre violato l’art. 5 pur avendo giurato sulla Costituzione. Altro sospetto sulla esatta datazione della sospensione della democrazia italiana. Le tangenti Enav. Su questa giustizia c.d. ad orologeria basta spulciare qualche archivio di giornale per leggere di attacchi giudiziari all’azione di governo, di giudici militanti, di cancro della democrazia. Oggi, invece, nonostante il rappresentato coinvolgimento di Casini (uno dei maggiori sponsor del governo in carica), il nuovo presidente si è sentito nella possibilità di richiedere alla autorità giudiziaria di fare presto chiarezza. Terzo sospetto di restaurazione della democrazia parlamentare nel rispetto della tripartizione dei poteri, terzo sospetto di demarcazione tra propaganda finalizzata alla c.d. provocatio ad populum (ricorso al popolo contro le decisioni della giurisdizione) e comunicazione politica. Insomma vi è stato un cambio di marcia che sembra avere ristabilito una precondizione: la legalità. Recita, invero, la Costituzione Repubblicana che (Art. 97) “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione…” In modo sempre molto elementare e da giurista per caso, molti autorevoli commentatori ricavano da questa norma il c.d. principio di legalità dal quale deriva che ogni appartenente alla pubblica amministrazione, ivi compresi gli organi incaricati dell’indirizzo politico (ministri, presidente del Consiglio, governatori ecc.), deve osservare il principio di legalità: che vuol dire? Vuol dire che il ministro degli Interni non può consentire una milizia locale essendo le forze armate e le forze di polizia quelle previste dalla Repubblica, che un ministro non può affermare l’esistenza di Repubbliche diverse da quella Italiana né partizioni della stessa non previste in Costituzione che il presidente del Consiglio non può ipotizzare l’esistenza di una magistratura quale associazione a delinquere finalizzata al sovvertimento del potere esecutivo dello Stato ecc. Allora si spiega perché in un momento di grandissima crisi economica, di enormi disuguaglianze sociali che rischiano di acuirsi, di abdicazione di legalità in parti del territorio, di spinta alla deregulation in molti settori che incidono sui diritti dei più deboli, si possa festeggiare quello che appare un primo passo verso la restaurazione della legalità costituzionale con cortese, sobria decisione e autorevolezza. Le prossime sfide ci diranno chi aveva, quale parte sociale o politica, maggiori motivi di giubilo o di scoramento, ma la prima pietra non di un progetto fantasma ma della ricostruzione della democrazia anche solo nella prassi costituzionale è un motivo di festeggiamento… posso quindi, da umile cittadino, tornare a casa di Luca.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA