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di ROMANO PITARO
In Calabria, stavolta, l’esimio leader della Cisl, come c’è arrivato? Supponiamo volando. Per Reggio Calab tra l’altro, ieri la sua prima tappa, le “frecce” ferroviarie non sono competitive, né per tempi né per costo, con le compagnie aeree. Benissimo il suo fervore per il rilancio del porto di Gioia Tauro: emblema doloroso dell’inconcludenza dei governi e dei sindacati nazionali che, concertando, opponendosi o flirtando con gli esecutivi d’ogni colore, hanno finito col non accorgersi dell’inabissamento del Sud. Inoltre, proprio l’enorme difficoltà in cui è lasciato il porto calabrese, è il capo d’accusa che schiaccia, sul piano della riflessione storica e dopo 150 anni d’Unità, classi dirigenti distratte ed esecutivi che, tuttora, non dispongono di una politica per la portualità, mentre irresponsabilmente snobbano le potenzialità di questa straordinaria finestra calabrese sul Mediterraneo. Benissimo anche il suo richiamo al senso della responsabilità mai disgiunta dall’equità. E i suoi moniti alla legalità, senza cui nisba sviluppo. Però un chiarimento alla Calabria, Bonanni non può ometterlo. Anche perché ci saremmo attesi che, dopo la sua ultima visita, nel corso di un controverso viaggio in treno ed in pullman, questa volta Bonanni venisse con una proposta concreta, per risollevare dalla polvere perlomeno il sistema trasportistico di questa parte sfortunata del Paese. Bonanni ed il suo collega Angeletti della Uil, scortarono l’allora potentissimo ministro dell’Economia Giulio Tremonti da Roma a Reggio Calabria in treno; poi in pullman rifecero il percorso, mirando, quasi da viaggiatori increduli e distaccati, gli ostacoli frapposti sull’autostrada più scalcinata dell’Occidente. Non dieci anni fa, ma il 10 febbraio scorso. Ora, è vero che dal crepuscolo berlusconiano a Monti sembra siano trascorsi non pochi giorni, ma ere geologiche. Così com’è vero che Bonanni, dopo aver sostenuto Tremonti e le sue scelte di politica economica, ha messo a disposizione dell’esperimento Monti la sua sigla sindacale. Però un chiarimento è necessario. Che c’è venuto a fare in Calabria Bonanni con Tremonti, se ancora oggi la Cisl nazionale non ha in serbo una soluzione per cacciare dall’isolamento una regione con due milioni di persone? O se ancora non ha in animo di avviare col nuovo Governo una vertenza ad hoc sul “caso” Calabria che, indicatori economici e sociali alla mano, drammaticamente somma, come i sindacati nazionali sanno, emergenze talmente lancinanti da far accapponare la pelle ai più cinici dei politici? Figurarsi a dei tecnici, sebbene valenti e volenterosi. Il consiglio regionale, su proposta del suo presidente, l’altro giorno ha approvato una mozione per denunciare la precarietà insopportabile dei trasporti in Calabria e sabato prossimo, a Catanzaro, su idea del professor Domenico Gattuso, i pendolari della regione s’incontreranno per chiedere il potenziamento della linea e dei servizi della tratta ferroviaria con treni a lunga percorrenza e di qualità. Ebbene, Bonanni vuole dare sostegno a tutto ciò o girarsi dall’altra parte? E’ stato messo all’indice l’approccio punitivo di Trenitalia che, in base ad una opinabile logica ragionieristica, vorrebbe evitare che i calabresi esercitassero il costituzionale diritto alla mobilità, Bonanni che intende fare? Venire ed andarsene a suo piacimento da questa regione, strologando frasi generiche sullo sviluppo incompiuto e sulla mafia pervasiva? O vuole che si creda che quel viaggio con Tremonti era tutto uno scherzo stile “Benvenuti al Sud”? Questo è il tempo delle responsabilità, si dice da ogni parte. E la Cisl, per storia e cultura, è la quintessenza della responsabilità. Qual è, dunque, la responsabilità che la Cisl nazionale intende esplicitare in favore della Calabria, oltre alle denunce che, se non sono mai superflue, giunti a questo punto lasciano il tempo che trovano? E’ sicuramente in gioco il destino di una regione del Paese che, più di altre dello stesso Mezzogiorno, è in sofferenza. Dipenderà, il suo riscatto o il suo sprofondamento, dal tipo di sguardo che le sarà rivolto dall’élite politica entrata nella stanza dei bottoni. Ma è in gioco, nella fattispecie, anche la credibilità di Bonanni. E lo stesso ruolo del sindacato nazionale, che sulla perdita di peso specifico del Sud ha colpe non lievi e che, se non si sposta dalla denuncia generica, legittima il sospetto che abbia esaurito ogni slancio propulsivo.
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