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La bufera giudiziaria che si è abbattuta sulla discarica di Alli ha portato alle dimissioni del commissario per l’emergenza ambientale, Graziano Melandri, e su iniziativa del sindaco di Catanzaro, Michele Traversa, alla requisizone dell’impianto di Alli affinchè venga riattivato per evitare una drammatica emergenza ambientale sul territorio del capoluogo di regione.
Giovedì scorso un nuovo scossone – con il terzo troncone dell’inchiesta “Pecunia non olet” coordinata dal sostituto procuratore Carlo Villani e dall’aggiunto Giuseppe Borrelli – con l’arresto di cinque persone, tra cui i vertici della società Enertech, che gestisce la discarica del capoluogo calabrese, il sequestro di beni per 12 milioni di euro e la richiesta di interdizione proprio per l’ormai ex commissario Melandri, e per due funzionari dello stesso ufficio.
Sull’interdizione, chiesta dalla Procura al giudice per le indagini preliminari Abigail Mellace, proprio lunedì mattina si sarebbe dovuto tenere l’interrogatorio preliminare all’esecutività del provvedimento. E, invece, Melandri anticipa tutti e rassegna nelle mani del capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, le sue dimissioni da commissario per l’emergenza ambientale, lui che era stato nominato alla guida della struttura calabrese nel frabbraio 2011, con un’ordinanza dell’allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, d’accordo con il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti. Proprio il governatore, d’altro canto, aveva sollecitato il Governo alla nomina di un commissario al suo posto e la scelta era ricaduta su Melandri, generale della Guardia di finanza e ed ex assessore alla Sicurezza proprio nella Giunta comunale di Reggio Calabria guidata da Scopelliti.
A distanza di qualche anno dall’esperienza al Comune dello Stretto, per il generale è arrivato il reclutamento in nome dell’Ambiente. Ieri, l’ultimo passaggio scritto da Melandri, che ha abbandonato il suo incarico proprio in ragioni delle inchieste che lo hanno direttamente coinvolto e «per non determinare fattori pregiudizievoli per il lavoro dell’Ufficio».
Ed è proprio a Roma che in queste ore passa la palla per il futuro di un ufficio nato oltre 15 anni fa e che è universalmente riconosciuto come uno dei punti più bassi della vita politica ed istituzionale della Calabria. Già giovedì sera, nell’immediatezza dell’inchiesta, c’è stato un lungo vertice fra Gabrielli, Scopelliti e Melandri, nel corso del quale presumibilmente sono maturate le dimissioni. Da verificare, ora, quali saranno le prossime mosse di Regione e Protezione civile, dal momento che è volontà dichiarata da tutte le parti politiche quella di ritornare a una gestione ordinaria del comparto rifiuti.
Il sindaco Michele Traversa «In attesa di risposte rassicuranti da parte del governatore Scopelliti – spiega -, e comunque dopo un confronto con il prefetto di Catanzaro, Antonio Reppucci, chiederò di incontrare al più presto, valuterò con il settore legale del Comune la possibilità di emanare una ordinanza contingibile ed urgente per requisire l’impianto di Alli. In tal modo, il Comune subentrerà nella gestione dell’impianto, in modo da garantire il servizio di smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Il provvedimento, legato al carattere di eccezionalità ed urgenza della situazione che si è venuta a determinare, sarà finalizzato a prevenire il pericolo per la salute e l’igiene pubblica rappresentato dall’accumularsi di rifiuti nelle strade. Una situazione che continua ad aggravarsi con il trascorrere dei giorni, per cui è necessario riavviare immediatamente l’attività dell’impianto che, dopo gli ultimi interventi di adeguamento, è capace di smaltire in tutta sicurezza ed efficienza 100 tonnellate di rifiuti al giorno».

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