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POTENZA – «Ragioni di opportunità». Per questo e per le «attitudini e pregresse esperienze» di Vincenzo Sigillito (in foto) l’Ufficio monitoraggio, sistemi informativi, banche dati e supporto alla programmazione del dipartimento Agricoltura è quello che fa al caso suo. Dovrà cambiare ufficio l’ex dg dell’Arpab. Lo ha deciso all’unanimità la giunta regionale, escluso l’assessore al ramo Vilma Mazzocco che non era presente al momento della votazione. Sigillito è agli arresti domiciliari dal 12 ottobre e risulta sospeso dal giorno stesso fino a quando resterà efficace la misura cautelare emessa nei suoi confronti dal gip Tiziana Petrocelli. L’ex direttore generale dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente è finito al centro dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Potenza sul disastro di San Nicola di Melfi, il presunto inquinamento della discarica comunale del capoluogo, e una serie di spintarelle per le assunzioni tra gli interinali. Secondo il giudice per le indagini preliminari al momento in cui è stata eseguita l’ordinanza nei confronti di Sigillito e del coordinatore provinciale dell’Arpab Bruno Bove sussisteva il rischio concreto che entrambi potessero commettere reati dello stesso tipo di quelli che gli vengono contestati, tra i quali l’omissione d’atti d’ufficio e il falso ideologico, per la vicenda della mancata comunicazione dei dati sull’inquinamento della falda sotto l’impianto di termovalorizzazione dei rifiuti di Fenice-Edf. Per Sigillito si parlava anche della possibilità di inquinare le prove che non sono state ancora assicurate dagli inquirenti, in quanto restavano da sentire molte persone, anche in rapporti d’affari con Fenice, «che opporrebbero una condotta deliberatamente ostruzionistica per difendere interessi economici ingenti». Chi siano queste persone non è specificato, ma tra le altre cose Sigillito è accusato di aver rivelato i quesiti sottoposti all’Agenzia per l’ambiente dalla Procura della Repubblica di Melfi che si occupava originariamente dell’inchiesta proprio a un imprenditore in affari con Fenice. Insomma il discorso torna. E durante l’interrogatorio di garanzia l’ex dg ha potuto soltanto obiettare che non si trattava di documenti riservati bensì di uno scritto privato, una bozza, suscitando la reazione nervosa del pm Salvatore Colella. Più complesso il discorso sulla possibilità che Bove e Sigillito, questa volta assieme, potessero commettere di nuovo lo stesso tipo di reati.
Il gip spiega che Sigillito «una volta terminata la carica di direttore generale dell’Arpab è stato nominato quale dirigente della struttura di progetto “autorità ambientale”, alle dirette dipendenze del dipartimento della Presidenza della giunta». La struttura in questione stando agli inquirenti sarebbe «particolarmente rilevante nel quadro dele politiche decisionali in campo ambientale/finanziario». Bove invece, «con l’avvento del nuovo direttore generale dell’Arpab sarebbe stato confermato come coordinatore provinciale (…) mantenendo le precedenti mansioni». Il gip torna due volte sull’incarico di Sigillito spiegando che la «neo struttura ha tra i suoi compiti istituzionali la promozione della sostenibilità ambientale dei programmi regionali e la valutazione ambientale dei piani e dei programmi e offre supporto tecnico-specialistico al comitato di coordinamento organizzativo per l’integrazione nella componente ambientale degli investimenti regionali». Così evidenzia l’«attualità» del rischio «derivante dalla riconosciuta esistenza di occasioni prossime favorevoli alla commissione di nuovi reati», considerata la «personalità proclive» dei due, e l’«influenza» di Sigillito sui alcuni «settori» dell’amministrazione collegate al suo ufficio che alla fine attiene pur sempre al campo dell’ambiente. L’agricoltura invece è un’altra cosa. E non è detto che il suo trasferimento non riesca a propiziare persino il suo ritorno in libertà.

Leo Amato

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