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POTENZA – Un vero e proprio colpo di scena. La crisi alla Regione c’è. I segretari dei partiti del centrosinistra si sono incontrati nell’ufficio del presidente della giunta regionale Vito De Filippo, ieri pomeriggio. Ma per il momento tutto rimane fermo. O meglio: la squadra dei sei assessori regionali nominati dal governatore all’inizio del’attuale legislatura rimane in carica. Almeno fino all’approvazione della Manovra finanziaria della Regione. E quindi Restaino (in foto), Mazzocco, Gentile, Martorano, Mancusi e Mastrosimone “non si toccano” almeno fino a Natale. La Finanziaria regionale, infatti, non viene mai discussa in consiglio regionale prima della seconda metà di dicembre.
Lo si è appreso “ufficialmente” dalla nota che è stata diffusa, dai canali ufficiali della Regione, subito la conclusione della riunione dei segretari del centrosinistra: «La coalizione punta al rilancio dell’azione amministrativa affidando al presidente De Filippo il compito di intraprendere questo percorso in tempi che non confliggano con l’attività amministrativa».
Il comunicato è sobrio. Fin troppo. E molto “politically correct”. L’esatto opposto di quanto accaduto durante la Direzione del Partito democratico di una decina di giorni fa. Questa volta però, non c’erano videoconferenze. La riunione è stata blindata e per evitare troppi “galli in un pollaio”, il presidente De Filippo ha ammesso al vertice solo i segretari dei partiti e non delegazioni allargate.
Insomma, almeno dal punto di vista della comunicazione ufficiale, prevale il “rigore” istituzionale. Ne consegue un documento “ingessato”. Si parla di «un rilancio non solo dell’azione di governo, ma anche delle relazioni tra le forze politiche della maggioranza e nei rapporti politica – società, con l’apertura di una nuova fase che tenga in primo piano occupazione, ambiente, risorse e welfare». E ancora si legge il proposito, anzi la necessità che i partiti si rendano disponibili «alle necessarie discontinuità, espressione dello spirito di servizio con cui la coalizione interpreta il mandato degli elettori».
La parola discontinuità tanto “cara” al segretario regionale del Pd, Roberto Speranza ovviamente non poteva mancare dal comunicato ufficiale. Insomma da quanto è stato dichiarato i “buoni propositi” ci sono tutti e anche la disponibilità e e responsabilità di tutti i partiti del centrosinistra a non alzare il livello della polemica. Non bisogna aspettare molto per vedere se fuori dalle stanze chiuse se davvero il clima è questo. E cioè quello della serenità e condivisione. Già dal prossimo consiglio regionale si potrà verificare quanto questo documento “tenga” alla prova dei fatti. La sensazione però, è quella che al di là dei propositi di “discontinuità” dichiarati ai 4 venti, il metodo utilizzato a livello di comunicazione è di un passo indietro di qualche anno: sembra una nota degna della Prima Repubblica alla fine magari di una riunione di “Pentapartito”.
In ogni caso, la situazione è delicata. Il Palazzo con la riunione di ieri “prende tempo” e non affretta le soluzioni. Da quanto si appreso, infatti, da autorevoli indiscrezioni, all’inizio di questa settimana De Filippo e Restaino si sono incontrati. Non si sono lasciati con baci e abbracci. Ma il governatore non strappa con il suo assessore. Nemmeno il Pd lo fa. Le diplomazie sono in campo. In pratica per risolvere le questioni nel campo del Pd, si attende che Restaino faccia il nome del suo “successore”. In buona sostanza di prova a tessere una staffetta interna all’area Franceschini, ma il nome lo deve fare Restaino. Per il momento però, non se ne parla. Ma questa è la via tracciata dagli “strateghi” del Partito democratico per non creare fratture insanabili. Per rimanere ai possibili nomi (qualsiasi ipotesi concreta in ogni caso è prematura), si parla anche di Giampaolo D’Andrea che per la curiosità ieri era a Roma a una kermesse nazionale di “vecchie glorie” della Dc. Ovviamente risolta la “grana” Pd poi si procederà al ripasto. In nome della discontinuità. Quella da slogan.
Salvatore Santoro
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