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E’ arrivata la motivazione della sentenza dei giudici che lo scorso 6 luglio hanno condannato padre Fedele Bisceglia (a nove anni e tre mesi di reclusione) e il segretario Antonio Gaudio (sei anni e tre mesi) per i presunti abusi sessuali commessi, tra il febbraio e il giugno del 2005, all’interno dell’Oasi Francescana di Cosenza. La suora dunque è credibile, mentre il frate è stato definito “ossessionato dalle donne”.
Nella motivazione si legge: «Il profilo che probabilmente ha indotto – in primis e più degli altri – ad accostarsi istintivamente con prudenza e stupore alle drammatiche rivelazioni della suora è rappresentato – si legge – dalla circostanza che il principale imputato dei gravissimi e numerosi episodi delittuosi rubricati nei capi di imputazione fosse un frate. Ed invero più che la particolare qualità della persona offesa (che, se pur anch’ella religiosa, non sarebbe, purtroppo, per questo solo motivo al riparo dai turpi e patologici istinti belluini che si proiettano nelle nostre quotidianità con atti di violenze sessuali anche ai danni di minori e di portatrici di handicap psicofisici, come purtroppo le vicende che albergano nelle nostre aule di giustizia ci ricordano), ciò che ha colpito è che l’autore dei denunciati stupri vestisse il saio e quindi improntasse la sua vita terrena ai principi dell’amore, della carità e della fratellanza. In realtà – scrivono i giudici bruzi – l’istruttoria dibattimentale ha permesso di avere un quadro della personalità del Bisceglia affatto diversa da quella che si accosterebbe ad un religioso, ponendo in evidenza come l’imputato in parola sia stato soggetto, quantomeno negli anni coevi agli episodi denunciati, alla forza irrefrenabile di istinti sessuali che lo hanno portato ad atteggiamenti quantomeno lascivi nei confronti di diverse donne».
A detta dei magistrati tale atteggiamento «contribuisce a connotare di intrinseca attendibilità e verosimiglianza le sconvolgenti dichiarazioni della suora, che, alla luce del quadro di personalità del Bisceglia quale emerge dalle intercettazioni e dalle numerose deposizioni dibattimentali di donne ospiti dell’Oasi Francescana, appaiono assolutamente coerenti con siffatta personalità».
Per i giudici «del tutto esplicito è il contenuto di molte intercettazioni telefoniche, in cui il Bisceglia si dimostra in preda ai propri istinti sessuali, incapace di controllarli e praticamente ossessionato dalle donne. Emblematica, tra tutte, è la conversazione in cui il Bisceglia e una donna praticano sesso telefonico, raggiungendo l’orgasmo. Assai rilevante – si aggiunge – è da ritenere poi l’intercettazione ambientale svolta nell’autovettura di Antonio Gaudio in data 27.5.2006, nel corso della quale quest’ultimo, conversando con un uomo e una donna, e commentando la circostanza che il Bisceglia era risultato negativo, a differenza della Alesci, al test Hpv, quasi si stupisce della circostanza e del fatto che il Bisceglia non avesse contratto neppure l’Aids, nonostante i suoi comportamenti in Africa».
Per i giudici cosentini «assai rilevante è da ritenere la deposizione, riscontrata dalle suore escusse, dell’assistente sociale D. M., che frequentava l’Oasi Francescana per motivi legati alla sua attività lavorativa, la quale ha dichiarato che alcune donne si rifiutavano, nonostante espressa indicazione in tal senso da parte dei servizi sociali, di chiedere aiuto economico all’Oasi perché sapevano che, in cambio, padre Fedele, avrebbe chiesto loro “di andare a letto” . La stessa Miceli ha inoltre confermato che, avendo parlato con Suor T., suor Loredana e suor Maria, queste ultime le avevano confidato che il Bisceglia le importunava e che aveva atteggiamenti lascivi nei confronti di ospiti dell’Oasi; la teste ha dichiarato che lei aveva consigliato loro di denunciare i fatti all’autorità giudiziaria, anche se le aveva avvertite del fatto che il Bisceglia era una persona molto conosciuta e che gli enti preposti avevano nei suoi confronti una fiducia maggiore di quella che potevano avere loro».
Dalle dichiarazioni raccolte nel corso dell’istruttoria dibattimentale e dalle intercettazioni sarebbe emersa «da un lato la personalità morbosa del Bisceglia che era di fatto ossessionato dal tentativo di soddisfare i suoi desideri sessuali e di dimostrare la propria virilità, dall’altro la triste realtà delle ospiti femminili dell’Oasi Francescana».
Per quanto riguarda Antonio Gaudio, definito il “braccio destro” di Bisceglia, per i giudici «sono emersi, dall’istruttoria, diversi e convergenti elementi in merito alle sue attenzioni di natura sessuale nei confronti delle ospiti dell’Oasi. Innanzitutto già dalle intercettazioni si ricava come anche il Gaudio ponesse in essere condotte sessuali esplicite all’interno dell’Oasi.
A conferma dell’attendibilità delle dichiarazioni di suor T., suor Loredana e suor Maria circa la visione di immagini pornografiche da parte del Gaudio sul suo computer, vi sono gli elementi emersi a seguito del sequestro di materiale informatico operato dalla polizia giudiziaria a carico del Gaudio nei locali a piano terra dell’Oasi al momento dell’arresto di quest’ultimo e del Bisceglia, e su cui hanno deposto gli Ufficiali di polizia Mirabelli , Gentile e Tocci nonché il consulente del pm Tarsitano. In particolare – si ricorda nella motivazione – è stato rinvenuto, sebbene all’interno del computer portatile del Gaudio (e non nel pc dell’ufficio), un video contenente immagini pornografiche in cui erano immortalati due uomini e una donna vestita da suora (filmato, comunque, nel quale non si è riconosciuta la suora)». Le motivazioni sono ora in mano agli avvocati Eugenio Bisceglia, Franz Caruso, Roberto Loscerbo ed Elisa Sorrentino. Il tempo di leggerle e si procederà con l’impugnazione. Si andrà, insomma, in Appello. Evidenziata «la triste realtà delle ospiti della struttura»
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