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Un messaggio di speranza e di impegno nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata è stato lanciato dal commissario tecnico della Nazionale, Cesare Prandelli (in foto), in vista dell’allenamento che gli azzurri svolgeranno domenica a Rizziconi su un terreno confiscato alle cosche. Un’iniziativa nata su impulso dell’associazione ‘Libera’. Secondo il ct, «ciascun cittadino ha il dovere di proteggere un bene comune quale il diritto alla legalità e solo con l’impegno individuale di ognuno si può vincere questa delicatissima partita».
«E’ necessario mettere in atto quei meccanismi – ha aggiunto Prandelli – in grado di trasferire ai giovani il concetto di diritto al bene comune e all’educazione civica, nel rispetto della legge e della civile convivenza. Lo sport può essere un veicolo per trasferire e far apprezzare determinati valori come il rispetto delle regole e la solidarietà».
Anche il direttore generale della Federcalcio, Antonello Valentini, ha voluto commentare l’iniziativa antimafia che si svolge domani a Rizziconi e soprattutto nel dichiarare che la Nazionale sta dimostrando “temperamento, solidità, amalgama e solidarietà interna” ha affermato che è anche un’Italia impegnata anche nel sociale: «Domenica mattina – ha spiega Valentini ai microfoni della Rai – andiamo in Calabria, a Rizziconi, per fare un piccolo torneo di calcio a 5 su un campetto che la magistratura ha confiscato alla ‘ndrangheta. L’iniziativa è partita dal comune su proposta di don Ciotti, abbiamo aderito subito e i ragazzi sono felici di andare a Rizziconi per dare questa testimonianza di impegno civile. Andiamo per dare un segnale e siamo convinti di trovare un ambiente molto accogliente. Il calcio prende tanto in termini di salute, benessere, popolarità e ha il dovere di restituire un pò di tutto questo».
Domenica a Rizziconi, martedì, molto probabilmente al Quirinale per incontrare il presidente della Repubblica. «Abbiamo questo invito e per noi è un grande onore oltre che un grande piacere, anche se non so se per gli impegni del presidente, in questo particolare momento del Paese, sarà possibile confermare l’appuntamento. Di sera giocheremo all’Olimpico contro l’Uruguay nell’ambito dei 150 anni dell’unità d’Italia, ci saranno tanti ragazzi, vogliamo fare una bella festa di sport e di calcio. Ci sono tutti i presupposti per una bella serata che abbiamo pensato insieme al Coni».

Un pallone contro il “pizzo” dalla Presidenza del Consiglio regionale

«Dai un calcio al pizzo – Il pizzo è una palla al piede». È il messaggio riportato su un pallone da calcio che la Presidenza del Consiglio regionale della Calabria e la Commissione regionale contro la ‘ndrangheta della Calabria hanno realizzato per consegnarlo domani, agli Azzurri della nazionale di calcio.
«Insieme al presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico – spiega Salvatore Magarò, presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta – omaggeremo gli Azzurri di un pallone appositamente personalizzato recante le scritte ‘Dai un calcio al pizzo’ e ‘Il pizzo è una palla al piede’.
Si tratta di un gesto simbolico, che intende dare forza alla campagna contro il pizzo, coerentemente con l’impegno fin qui prodigato dalla Commissione contro la ‘ndrangheta. A partire dal mese di dicembre, con il sostegno del Governatore Scopelliti, l’iniziativa sarà riformulata in Calabria per fare in modo che dai campi di calcio calabresi, il messaggio di contrasto al racket ed alle estorsioni, possa avere un’eco ed una partecipazione amplissima».
«L’idea di consegnare domenica lo speciale pallone ai nostri campioni – aggiunge Magarò – è stata accolta favorevolmente dalla Federazione gioco calcio italiano, come mi ha comunicato Fabrizio Gallo, commissario prefettizio di Rizziconi. Sarà un evento importante vedere gli Azzurri per qualche ora trasformarsi in magnifici testimonial della legalità contro i soprusi ed i messaggi violenti ed antidemocratici di cui la mafia è portatrice. Iniziative del genere nella lotta alla criminalità riescono, attivando la carica di generosità, di lealtà e slancio appassionato di cui lo sport è interprete, a raggiungere direttamente le coscienze di tutti noi, e soprattutto quelle dei giovani che sono, in territori economicamente e socialmente fragili, più a rischio». «In questa difficile ma fondamentale battaglia – conclude Magarò – l’Italia migliore deve stare sempre unita».

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