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POTENZA – Il processo a carico del presunto assassino, Danilo Restivo, è in corso: oggi ci sarà la seconda ed ultima udienza, forse venerdì la sentenza. Intanto trapela un passaggio fondamentale per un’altra parte della storia di Elisa: quella legata agli errori commessi nelle indagini, ai depistaggi, agli aiuti che Restivo avrebbe ricevuto, ripetutamente denunciati dalla famiglia della ragazza uccisa. È uno stralcio dell’inchiesta sul quale la Procura di Salerno sta lavorando da tempo. E che oggi mette sotto accusa una perizia, quella di Vincenzo Pascali (in foto), che poteva “salvare” Restivo, visto che accertò che il suo Dna non c’era su nessuno dei reperti ritrovati nel sottotetto della chiesa della SS. Trinità di Potenza dove fu trovato il cadavere di Elisa, il 17 marzo dello scorso anno. Una perizia che non analizzò la maglia di Elisa, lì dove il Dna di Restivo è stato poi trovato nel corso di una seconda perizia genetica svolta da due ufficiali dei carabinieri del Ris. La perizia di Pascali, ordinario di medicina legale all’Università Cattolica del Sacro Cuore, è stata sin da subito al centro di serrate polemiche. Quel lavoro non aveva convinto i pm salernitani Rosa Volpe e Luigi D’Alessio che la ritennero «incompleta e insufficiente» e chiesero altri accertamenti che furono, questa volta, affidati a due ufficiali dei carabinieri, uno del Ris di Parma, l’altro del Ris di Roma. I due “superperiti” individuarono, «oltre ogni ragionevole dubbio», la cosiddetta “prova regina”: tracce di sangue sulla maglia di Elisa, in tre punti, che contenevano il dna di Danilo Restivo. Quella stessa maglia bianca che Elisa indossava al momento della morte, che era ancora su quel che restava di lei e che Pascali non ha mai esaminato, ritenendo che non fosse utile per i suoi accertamenti. Lo stesso Pascali, lo scorso mese di aprile, nel corso delle udienze dell’incidente probatorio, ammise gli errori: quella maglia bianca, raccontò, la diede a colleghi periti che gli davano fretta. E poi disse che le valutazioni sulla rilevabilità della traccia furono un errore. Non solo, Pascali aggiunse anche: «Vi pare che proteggo i preti? Io sono una persona onesta». Toccherà ora agli inquirenti fare luce. Restivo che da anni viene indicato come colpevole, come colui che materialmente ha ucciso Elisa, tra poche ore potrebbe essere condannato. Ma la storia sembra iniziare proprio ora, diciotto anni dopo la scomparsa della ragazzina di Potenza. E come chiede la famiglia Claps da sempre, qualcun altro potrebbe arrivare sul banco degli imputati.

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