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I carabinieri del comando Provinciale di Reggio Calabria, a seguito di un’ordinanza emessa dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia reggina, hanno arrestato 8 persone, ritenute affiliate alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca ‘Crucitti’, attiva nel quartiere di Condera-Pietrastorta di Reggio Calabria. Le otto persone, devono rispondere a vario titolo dei reati di associazione di tipo mafioso, concorso in associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, bancarotta fraudolenta, aggravati dall’aver favorito un sodalizio mafioso.
La cosca Crucitti di Reggio, grazie alla complicità di alcuni imprenditori, era riuscita, secondo le indagini, ad infiltrarsi nel settore della grande distribuzione alimentare, dell’intermediazione del credito e dell’imprenditoria edile. È quanto emerso dalle indagini dei carabinieri del Comando provinciale di Reggio che stamani hanno arrestato otto persone nel corso di un’operazione chiamata ‘Sistema’. Tra gli arrestati figurano anche alcuni imprenditori ben inseriti nel contesto socioeconomico della città. A loro gli inquirenti della Dda reggina attribuiscono la responsabilità di avere fatto da prestanome alle cosche cittadine.
Le cosche e i tentativi di condizionare la politica
Dagli atti dell’operazione «Sistema» che stamane ha portato in carcere otto persone, appartenenti o contigue, secondo l’accusa, al clan Crucitti, è emerso che le cosche mafiose di Reggio Calabria, forti del potere economico acquisito, avrebbero tentato di condizionare l’attività politica cittadina in occasione della competizione elettorale del 2007, mediante candidati di riferimento a cui assicurare sostegno elettorale. La cosca alle amministrative del 2007 sostenne il candidato consigliere comunale Pasquale Morisani, nel tentativo di infiltrarsi nella vita politica cittadina. Morisani, attuale assessore ai Lavori pubblici del Comune di Reggio Calabria, non è indagato in quanto, come scrive il gip nell’ordinanza, «non sono emersi, come correttamente segnala il pm, elementi penalmente rilevanti nei riguardi di Morisani».
«L’attività tecnica espletata nel corso della presente attività investigativa – scrive il gip Domenico Santoro – ha rivelato anche il tentativo di condizionamento politico perpetrato dall’organizzazione criminale attenzionata, concretizzatosi nel supporto garantito da Santo Crucitti e dai suoi accoliti a beneficio di Pasquale Morisani, candidato nelle consultazioni comunali del 2007 in una lista civica a sostegno dell’elezione del sindaco Giuseppe Scopelliti. Il rapporto di conoscenza tra Morisani ed i componenti della consorteria criminale era emerso già dal contenuto della misura cautelare emessa nei confronti degli esponenti della cosca Crucitti nell’ambito del procedimento denominato ‘Pietrastorta’. In particolare, era risultato il legame del consigliere Pasquale Morisani con Giuseppe Romeo, condannato in primo grado per associazione mafiosa nel richiamato procedimento ‘Pietrastortà, unitamente a Santo Crucitti e Mario Chilà, poi nuovamente sottoposti a custodia cautelare in carcere per il medesimo reato».
Gli arrestati e le accuse
Associazione di tipo mafioso, concorso in associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, bancarotta fraudolenta aggravati dall’aver favorito un sodalizio mafioso. Questi i reati, a vario titolo, contestati alle le otto persone: Sandrino Amedeo Aurora, 41 anni; Antonino Gennaro Crucitti, di 31; Santo Crucitti di 48, già detenuto; Michele Crudo di 44 , anch’egli già detenuto; Antonino Minniti, di 34; Carmine Polimeni di 31, già detenuto; Domenico Polimeni, 35 anni, già detenuto; Domenico Suraci, di 38, tutti di Reggio Calabria.
I beni sequestrati sono intestatati ad Antonio Gennaro Crucitti, ma erano nella disponibilità di Santo Cricitti. Si tratta di una quota della società Epi – S.R.L. con sede legale a Reggio Calabria, di una quota della «Fitland società sportiva dilettantistica a r.l. Pure con sede a Reggio, l’impresa individuale Costruzioni edili e locazione dei relativi immobili con sede nella città dello Stretto. Tra i beni sequestrati immobili siti a Reggio Calabria ed in particolare un fabbricato e locale per esercizi sportivi con fini di lucro, un magazzino ed un’autorimessa.
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