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GENTILE direttore, permettimi di tornare con qualche precisazione sulla questione dei costi delle istituzioni, a cui il Quotidiano ha dedicato un articolo sabato (riprendendo quello di Stella e Rizzo del Corriere della Sera) e sui cui tu stesso nell’editoriale di oggi (ieri per chi legge) hai fatto qualche considerazione. Innanzitutto non c’è nessuna lite fra me e Sel sulla questione dei vitalizi, ma solo due proposte diverse, che insieme alla terza, dei consiglieri Falotico, Mollica e Navazio e ad altre che eventualmente dovessero essere presentate, saranno vagliate dalle Commissioni e dall’Assemblea. Solo due considerazioni a riguardo: la proposta di Romaniello mette in discussione diritti acquisiti ed è quindi di dubbia legittimità costituzionale; sarebbe preferibile che tutte le Regioni adottassero un uguale comportamento, e per questo, insieme agli altri componenti dell’Ufficio di Presidenza, abbiamo atteso che vi fosse un univoco pronunciamento delle due Conferenze dei presidenti delle Regioni e delle Assemblee legislative, prima di presentare la proposta di legge per l’abolizione dei vitalizi. Del resto, il Consiglio regionale della Basilicata ha già dato l’esempio, essendo fra i pochi ad aver “veramente” diminuito le indennità dei consiglieri (e tutte quelle ad esse collegate, compresi i vitalizi attualmente percepiti dagli ex consiglieri), che dopo il taglio del 10 per cento operato nel 2010 ammontano ora al 67,5 (e non al 75 per cento, come erroneamente scritto dal Quotidiano) delle indennità dei parlamentari. Il risparmio è stato di 250 mila euro nel 2010 e di circa 400 mila euro nel 2011. Se la Camera e il Senato faranno altrettanto e se tutte le istituzioni opereranno in maniera coordinata per limitare anche i loro costi di funzionamento sarà un bene per tutti. Si può fare questo assumendo un costo standard procapite come propone il mio amico Matteo Richetti, presidente dell’assemblea legislativa dell’Emilia Romagna, e come, mi pare di capire, piacerebbe anche a Stella e Rizzo (8 euro pro capite)? Qui il discorso si fa più complesso, e nascono alcuni dubbi e alcune contrarietà, che intendo esplicitare e sulle quali mi piacerebbe conoscere il tuo parere. Innanzitutto non sono d’accordo con la recente decisione del Parlamento di ridurre da 30 a 20 i consiglieri regionali in Basilicata, perché si ridurrebbero gli spazi di democrazia e gioco forza si finirebbe per avere un Consiglio regionale nel quale sarebbero rappresentati solo i capoluoghi ed i territori più forti. Per la stessa ragione non posso accettare che per valutare i costi delle Assemblee legislative si assuma un costo standard parametrato al numero degli abitanti. Se infatti dovessimo assumere questo parametro (e lo stesso ragionamento si potrebbe fare per la scuola, per i servizi pubblici, per la sanità), in Italia continuerebbero ad esistere solo le Regioni più popolate. Gli stessi Stella e Rizzo nel loro articolo ammettono che ci sono spese fisse, che a prescindere dal numero di abitanti tutte le Regioni devono sostenere. Esiste quindi un altro parametro, più corretto a mio avviso, per confrontare i costi delle Assemblee legislative: basta dividere il costo per il numero dei consiglieri assegnati e si vedrà che il Consiglio regionale della Basilicata non è affatto il secondo più costoso d’Italia, ma forse il meno costoso. Ciò significa che non si possono limitare ancora i costi del Consiglio regionale della Basilicata? No, assolutamente. Ma per farlo non servono populismi e calcoli interessati.
Serve una discussione trasparente e impegnativa, che assuma l’obiettivo di eliminare gli sprechi e non l’agibilità democratica. *Presidente del Consiglio regionale della Basilicata.
Vincenzo Folino
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