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A volte, ti svegli e guardi la città nella quale vivi: ne osservi i ritmi vitali, i luoghi in cui abitualmente ci si incontra per il caffè, i mercati rionali, le scuole. Poi ti accorgi che quel luogo è uno dei migliori esempi di città intelligenti, che oggi si definiscono “smart”. Le smart city sono quelle in cui (leggo testualmente dal sito “urbano lab”) gli spostamenti sono agevoli, si promuove lo sviluppo sostenibile, l’innovazione, che offre un ambiente creativo, che promuove la propria immagine turistica e ha una visione strategica del proprio futuro. Quando è accaduto tutto ciò? Quando Matera si è trasformata in questo straordinario esempio che ne ha fatto un modello da imitare e da esporre, come ospite d’onore, ad una manifestazione in cui Torino, Genova, Perugia, Lione e Monaco di Baviera impareranno dagli illuminati amministratori materani, come si costruisce un modello di “buone prassi”? E i cittadini, mentre tutto ciò avveniva, dove si trovavano? Efficienza, sostenibilità e velocità regolano queste comunità ideali ma sembrano del tutto sconosciute a Matera dove, per raggiungere Bari, l’unico treno sull’unico binario disponibile impiega 75 minuti, dove l’informatizzazione dei servizi comunali è ancora un’utopia, dove i meccanismi di raccolta dei rifiuti hanno come estimatori solo i cani randagi della città, le tecniche di risparmio energetico si limitano all’adesione del Comune alla Giornata nazionale che sensibilizza i cittadini. La città che, oggi a Torino, sarà chiamata a mostrarsi all’Italia e all’Europa, non può nemmeno guardare al suo sviluppo, in mancanza di un piano strategico che ne disegni l’identità. Gettata alle ortiche l’eredità di Aymonino, Quaroni, Olivetti, Matera rischia, invece, di perdersi nella moltitudine delle città della provincia italiana in cui le nuove espressioni, la progettualità non hanno spazio a sufficienza. I “gggiovani” (da definizione anni ‘70) sono solo un’entità astratta, un fenomeno mai conosciuto a fondo, con cui ci si confronta distrattamente negli incontri pubblici. Il loro mondo creativo resta chiuso, inespresso, silenzioso. Cosa c’è, in tutto ciò, di smart, ci si chiede? Lo spiegherà oggi il sindaco Salvatore Adduce, ospite d’onore a Torino. In quanto a noi, restiamo in trepida attesa. E anche oggi guarderemo la città con occhi fiduciosi.

Antonella Ciervo

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