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Beni per 150 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Polizia al clan Commisso di Siderno. In particolare si tratta di due aziende operanti nel settore edile attive in tutta Italia, 21 società e un centinaio tra terreni, immobili e ville. I personaggi di maggior rilievo tra coloro ai quali è stato notificato il provvedimento, secondo gli investigatori, sono Riccardo Rumbo e Antonio Galea, entrambi di 49 anni. I due, secondo l’accusa, sarebbero a capo di una cosca satellite di quella dei Commisso, la Rumbo-Galea-Figliomeni, alla quale la ‘ndrina madre concede una certa autonomia, pur rimanendo uno stretto legame. Galea, in particolare, è stato arrestato dalla polizia nel marzo scorso dopo alcuni mesi di latitanza essendo sfuggito all’operazione Crimine, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria e da quella di Milano nel luglio 2010 con l’arresto di oltre 300 persone, e successivamente all’operazione Bene comune, portata a termine nel dicembre scorso contro i presunti affiliati alla cosca Commisso.
Proprio ieri, il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, nella sua requisitoria nel processo abbreviato per l’inchiesta Crimine, ha chiesto la condanna di Galea a 16 anni di reclusione. Le due aziende edili sequestrate da personale del Commissariato della polizia di Siderno e della Divisione anticrimine della Questura di Reggio Calabria, la Kollmax e la Meridionale Intonaci, pur non avendo cambiato proprietà, secondo gli investigatori avrebbero fatto capo alla cosca Commisso. Già nel novembre scorso, i Commisso erano stati colpiti da un sequestro da 200 milioni di euro. In quella occasione fu sequestrato il centro commerciale «I Portici» all’interno del quale c’è una lavanderia, di proprietà di Giuseppe Commisso, soprannominato «u mastro», indicato come il capo della cosca, dove si svolgevano le riunioni in cui si decidevano le strategie del gruppo criminale.

Il Questore Casabona: “Il clan Rumbo-Galea, costola dei Commisso”
«I Rumbo-Galea sono una costola autonoma dei Commisso, e godono di larga autonomia, tant’è che in pochissimi anni sono riusciti a costruire attività economiche, molte delle quali commercialmente valide per svariate decine di milioni di euro». Così il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, nel corso della conferenza stampa per illustrare i contenuti del provvedimento di sequestro beni emesso dal Tribunale delle Misure di Prevenzione di Reggio Calabria, presieduto dal Vincenzo Giglio, a seguito di una richiesta sottoscritta dalla Procura distrettuale antimafia, guidata da Giuseppe Pignatone.
«Attività immobiliari, esercizi commerciali, trasporti e forniture di inerti – ha detto Casabona – per un valore prossimo ai centocinquanta milioni di euro. Un cospicuo patrimonio che i boss di contrada ‘Donisi’ di Siderno avevano accumulato in regime di quasi monopolio».
Riccardo Rumbo, Riccardo Gattuso, Massimo Pellegrino, Antonio Galea, Giuseppe Napoli, Domenico Prochilo, Vincenzo Commisso e Cosimo De Leo, destinatari del provvedimento di sequestro, erano stati arrestati il 14 dicembre dello scorso anno nel corso dell’operazione denominata ‘Bene comune -Recupero’, eseguita dalla squadra mobile e coordinata da Pignatone, perchè ritenuti responsabile di fare parte della ‘ndrangheta di Siderno, con propaggini a Toronto, in Canada. Messa in opera di intonaci, tinteggiatura, lavori edili pubblici e privati, acquisti di moltissimi terreni, sono il nucleo centrale dei beni sequestrati che saranno affidati ai periti nominati dalla Procura della Repubblica.

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