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di PARIDE LEPORACE

LA gran parte del mondo progressista lucano non si sottrae a stare dalla parte “giusta” sul bavaglio che Berlusconi (solo lui?) vuol mettere ai giornali con divieti molto restrittivi rispetto alle pubblicazioni d’intercettazioni legali da parte degli ordini inquirenti: tutti pronti a difendere la rilevanza pubblica, sociale e penale delle conversazioni tra Valterino Lavitola e il Cavaliere tratte dall’inchiesta di Pescara. Se le intercettazioni sono ordinate dalla procura di Potenza e riguardano il mondo lucano esposto all’ascolto della polizia giudiziaria iniziano i distinguo sulla privacy, sulle contestualizzazioni sbagliate delle discussioni telefoniche, sul diritto a non essere spiati nel proprio privato. Il dibattito è antico. Per quello che riguarda i giornalisti il compromesso non esiste. Se le norme non cambiano, ogni atto dell’inchiesta giudiziaria è pubblico e merita di essere divulgato alla collettività attraverso la mediazione giornalistica. E’ questo il principio che ci muove a far conoscere quello che le parti in causa hanno ricevuto per affrontare le difese formulate dalla procura. Siamo in presenza di un’inchiesta molto rigorosa. In Italia l’Arma dei carabinieri attraverso l’articolazione del Noe e degl’investigatori del nucleo operativo dimostra di essere un baluardo per la salute del cittadino e di non avere timore reverenziale per nessuno. Gli arresti di Sigillito e Bove sono la punta dell’iceberg di un sistema costruito sulla difesa del potere in netta opposizione al bene pubblico. La raccolta degli elementi di prova dei carabinieri trasmessi alla magistratura non hanno nulla di boccaccesco, peccaminoso e non possono essere assolutamente rubricati come gossip. Siamo in presenza di quello che viene definito dagl’investigatori “un classico esempio di malcostume generale”. Ma non è la sociologia di inchieste passate. Fatti nodali e inequivocabili. Noi non sappiamo (e non siamo chiamati ad esprimerci) se i fatti constatati approderanno ad una sentenza di condanna. La magistratura valuterà fatti, prove ed elementi di difesa. Noi, oggi, siamo a conoscenza di fatti gravi ed evidenti. L’indagine in corso non nasce sulle ceneri di Fenice e del conseguente presunto disastro ambientale ipotizzato. Nasce attorno alla denuncia dettagliata di un sindacalista su alcune presunte raccomandazioni all’Arpab per poi approdare alla discarica di Pallareta e alla gestione dei rifiuti in Basilicata e quindi trova un naturale seguito nei dati scomparsi dell’inceneritore. Il contesto dei fatti è molto chiaro. Quasi evidente. Il sindaco di Potenza, nel suo tradizionale e generoso attivismo, vuole aprire ad ogni costo la discarica di Pallareta per chiudere l’emergenza rifiuti. Il Noe dal luglio 2009 lo ascolta e intercetta su mandato del magistrato. Santarsiero fa quello che forse hanno fatto sempre tutti. Chiama Sigillito per non mettersi di traverso. Per favorire l’autorizzazione. Hanno trovato percolato. Si sospetta che la falda sia inquinata. I carabinieri già sono presenti. L’Arpab non è un organo terzo. Ma le conversazioni dimostrano che fa politica. Interviene l’assessore Restaino. «Bisogna risolvere il problema». Tecnici, funzionari, segretari particolari non lavorano e non applicano la loro conoscenza per il cittadino. Devono smontare quello che è emerso da piezometri e inclinometri che per la legge fanno scendere il pollice verso. Da quelle conversazioni emerge la guerra sottile contro “i sapientoni”. Chi sono questi? Il tecnico dell’Acta Silvio Ascoli che ha l’ardire di mandare ad una rivista specializzata i suoi studi larghi un lustro sull’inquinamento di Pallareta. Oppure l’ingegner Giordano della Regione. Sigillito ascolta, dispone, ordina riunioni preparatorie. La questione non si risolve. E le frasi mostrano come l’ambiente e la salute passano in second’ordine. Conta difendere il Partito regione con le sue legioni e le guerre intestine. Folino è sospettato all’epoca di voler far perdere le prossime elezioni, Lacorazza di remare contro il Piano provinciale rifiuti. L’assessore all’ambiente, Vincenzo Santochirico, è un nemico dichiarato. Non ascolta le pressioni dell’Arpab. Probabilmente ha capito che partita gioca e non concede autorizzazioni estorte con la forza, anzi, intima a Santarsiero di mettersi in riga altrimenti sarà costretto ad effettuare il commissariamento. In questo contesto, il sindaco di Potenza, che va ricordato ha buone competenze tecniche per avere lavorato all’ufficio ambientale regionale, non ha fiducia dei giudizi dell’assessore Santochirico, e investe della querelle il presidente De Filippo. La prima preoccupazione del governatore è di non rendere pubblico il contrasto («Non è che rispondi sulla stampa?») ma invita a dirimere la questione tra i pezzi istituzionali in lotta. Come dimostrano le intercettazioni che pubblichiamo, il governatore non interviene come ruolo gli compete, cerca di essere super partes non in nome del bene comune ma del quieto vivere partitocratrico, facendo notare che il ministro competente è della loro parte avversa: ecco perchè pubblichiamo le intercettazioni, perchè quello che apprendiamo in modo oggettivo su quanto accaduto attorno ai rifiuti risulta grave nella sua degenerazione. Sel ieri ha posto un ultimatum al governatore rieletto chiedendo le dimissioni di Restaino. Un nuovo capro espiatorio a favore del sistema? Una posizione politica utile, anche se frutto di scontri interni e acrobazie retoriche, è quella dell’Idv che almeno si è posta il problema di chiedere accertamenti sanitari certi ad organismi autorevoli non riconducibili alla Regione. Il Pd con prosopopea ha annunciato l’incarico di commissario per Gennaro Straziuso, che solo per spirito di servizio ha accettato di metterci la faccia. Una commissione d’inchiesta che ci è parso capire si occuperà soltanto di Fenice e non dei maleodoranti fatti che vi raccontiamo. Le intercettazioni potranno essere utili anche a loro. Apprezziamo invece il fatto che i lavori della commissione consiliare propedeutica al Consiglio regionale dedicato ai guai ambientali lucani verrà trasmesso in diretta telematica. Un punto per quella pubblica opinione, che con ogni mezzo, incalza la gran parte della politica muta trionfante in quest’autunno lucano.

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