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di PARIDE LEPORACE
IL SEGRETARIO regionale e provinciale del Pd che seguono le questioni della Valsusa hanno scritto una lettera a tutti i segretari di circolo e agli amministratori del partito chiedendo di non partecipare alla prossima manifestazione dei No Tav per evitare di prestare il fianco a nuovi scontri e violenze.
Il segretario regionale della Basilicata del Pd, Roberto Speranza (in foto), non ha avuto bisogno di scrivere missive per evitare di parlare dei danni ambientali e morali che la vicenda Fenice sta provocando nel Partito-regione per antonomasia. Vicenda abbastanza paradossale per un partito di massa che in massa ha deciso una sorta di silenzio pubblico che assume la figura retorica popolare della coda di paglia. Ripigliando il Metastasio liceale verrebbe da canzonare: «Come l’araba Fenice, che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa». Ieri negli ambienti del Pd del Consiglio regionale era circolata una fonte di una direzione regionale pronta ad essere convocata per la fine della prossima settimana e in cui il cerchio magico del partito si sarebbe finalmente confrontato sulla dolente questione. Una notizia priva di fondamento. L’agenda del Pd lucano ha ben altre scadenze. Ieri Speranza è stato a Bari per un’iniziativa con i segretari meridionali, che precede una kermesse giovanile a Napoli alla presenza di Bersani che si annuncia molto partecipata per truppa lucana. A questo proposito ieri la direzione regionale dei Giovani Democratici lucani nel suo primo documento pubblico si è pavoneggiata a sproloquiare di primavere arabe, ha bastonato i giornali lucani (non c’interessano quello che scrivono, hanno sostenuto i boys) e si sono tenuti lontani da Fenice. Nel carnet del Pd lucano anche iniziative a Potenza e Matera su enti locali e Finanziaria, poi tutti concentrati per nuovi trasporti di massa verso la manifestazione nazionale del 5 novembre a Roma. Solo allora giungerà la convocazione per la direzione regionale ma non sarà assolutamente monotematica sul disastro ambientale lucano.
Le notizie indicano chiaramente la traiettoria fissata. Per il momento non si parla. Né si spiega. Nessuna concessione. Non dico all’autocritica (virtù troppo comunista direbbe Viti, unico dotato di parola da pompiere), ma nemmeno all’autocoscienza.
Il nostro giornale ieri ha offerto due commenti diametralmente opposti su questa nodale vicenda. Vito Bubbico, attento conoscitore del Partito-regione, oppositore deciso dell’antipolitica, ha ravvisato l’assenza di «parole coraggiose e decisive» da parte della nomenclatura locale.
Nino D’Agostino, invece, fedele al suo credo keynesiano e socialista, ha sostenuto che pur in presenza di un contesto clientelare-familistico, bisogna dare un’apertura di credito al giovane segretario Speranza impegnato a risollevare le sorti della Basilicata. La discussione è virtuosa e merita approfondimenti. Personalmente avevo riposto grandi fiducie nel segretario del Pd, ma mi sembra che sia impantanato nella realpolitik delle diverse correnti che lo hanno eletto. Bettino Craxi, in un contesto simile, approfittò del Midas per imporre la sua linea al decrepito Psi di De Martino, come ben ricorda il nostro economista. Vero è che Speranza non ha grandi consensi e forse il suo tempo è ancora breve per saper ammazzare i padri. Il dibattito è tronco considerato il coro muto dell’intero partito tenuto sotto scacco anche da diverse satrapie.
Anche il riformista D’Agostino avrà ravvisato che le sue cinque proposte di riforma della burocrazia regionale non interessano a nessuno. Di rassicurare le popolazioni inquinate non c’è cenno. Bove, membro dell’assemblea provinciale del Pd (chiedo scusa alla sezione di Vietri per avergli attribuito la carica di segretario che egli non ricopre) è ancora al suo posto. L’assessore Restaino non si presenta davanti al giudice preparandosi ad una difesa di lungo corso. Dagli atti dell’inchiesta apprendiamo emergere una triangolazione per le primarie che andrebbe spiegata all’opinione pubblica. Stretti congiunti di uomini dell’apparato di De Filippo e suoi collaboratori di primissimo piano nelle vicende di Sigillito hanno portato voce e messo le mani. Prima o poi Fenice riapparirà nel dibattito pubblico del Pd lucano. Intanto si mobilitano gli altri. Stasera a Lavello è indetta un’assemblea del Comitato che si batte da tempo contro il termovalorizzatore. Il consigliere regionale Venezia, invece, ci ha spedito una lettera in cui si appella al presidente Folino per indire un Consiglio regionale sui molti veleni politici e ambientali della Basilicata. Anche da quelle stanze, con complicità di ben individuati settori del Pdl, si sono scelti tempi dilatori francamente fuori luogo. Da parte nostra, caro consigliere Venezia, continueremo a comporre parole dalle nostre tastiere offrendo fatti e notizie certe e verificate, coltivando la pasoliniana atrocità del dubbio. Raccogliendo la morale di Nino D’Agostino, auspico che sia un sentimento che appartiene anche a Roberto Speranza.
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