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E’ stato già fissato alla metà del mese di novembre l’interrogatorio in Procura per il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, che qualora dovesse chiederlo, o ci fossero impegni istituzionali, potrebbe essere anticipato o rinviato di qualche giorno. Il governatore sarà sentito da indagato per “falso in bilancio”, alla presenza dei suoi legali.
Martedì sera Scopelliti ha ricevuto “l’avviso a comparire”, notizia da lui stesso diffusa ieri. Il pool di magistrati che lo ascolterà in Procura è quello del “Caso Fallara”, gli stessi che già nei mesi scorsi lo incontrarono per chiedergli spiegazione sui compensi illegittimi che la dirigente del settore Bilancio del Comune di Reggio Calabria, Orsola Fallara, si autoliquidò. Somme non dovute per alcune centinaia di migliaia di euro. Se la prima contestazione dunque, era di abuso d’ufficio, ora se ne aggiunge un’altra. L’inchiesta è la stessa, ma il filone su cui la Procura sta lavorando (l’inchiesta porta la firma del Procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e dei sostituti Sara Ombra e Francesco Tripodi) è quello particolarmente complesso sul buco di bilancio del Comune.
Tuttavia i magistrati, scandagliando le carte delle casse comunali, hanno scoperto che c’è più di qualcosa che non torna e che forse, l’ex sindaco dovrebbe spiegare dei passaggi che lo vedono coinvolto.
Ipotesi investigative che muovono soprattutto alla luce della perizia ordinata a tre esperti dalla Procura, sulla gestione della finanze comunali negli anni che vanno dal 2006 al 2010. Anni in cui i conti pubblici di Palazzo San Giorgio sono andati fuori controllo, facendo registrare un buco accertato di 170 milioni di euro. Alchimie contabili, macroscopiche e illegali.
In questo senso, secondo le carte dell’indagine a Scopelliti viene contestato di avere ottenuto, tramite la Fallara, l’opportunità di fare spese non coperte da effettive entrate.
Al Comune arrivavano soldi destinati e quindi vincolati, con cui si dovevano pagare opere pubbliche e servizi, che invece di essere indirizzati a chi ne aveva diritto erano usati per fare altro. I finanziamenti in questione sono quelli che Palazzo San Giorgio riceveva al solo scopo di riversarle a terzi, come ad esempio ritenute fiscali, cauzioni, depositi, somme di origine statale o regionale. Somme che in realtà finivano su altri capitoli di spesa in maniera illegittima. Per intenderci, se la Regione finanzia il rifacimento di una strada o un’opera pubblica qualsiasi, l’amministrazione incassa i soldi, ma soltanto per girarli all’impresa che è impegnata in quell’appalto. Cosa che, secondo i magistrati, invece non avveniva. Per aggirare la norma, la Fallara avrebbe iscritto tra le partite di giro (nel 2007, 2008 e 2009) entrate inesistenti per un importo complessivo di 23 milioni di euro. Il fenomeno, secondo quanto appurato dai magistrati, avrebbe assunto sotto il profilo quantitativo un particolare rilievo tra il 2007 e il 2009 anche se sarebbe proseguito anche nel 2010. L’ufficio della Fallara, che dirigeva il settore Finanze, operava in assenza di controlli interni. Un dato che sarebbe proseguito anche quando al Comune arrivavano le segnalazioni che però rimanevano inascoltate.
Intanto nel vortice sono finiti anche i Revisori dei Conti. Il collegio guidato da Carmelo Stracuzzi, e composto da Ruggero De Medici e Domenico D’amico, è stato citato (anche loro hanno ricevuto la richiesta di comparizione) per essere sentito. Nel caso specifico viene contestato il fatto che, nonostante fosse illegittimamente trattenuta l’Irpef, nessuno lo rilevò mai. Insomma la Fallara non versava il dovuto (che nel 2010 arrivò a sfiorare i 20 milioni di euro), ma il fatto veniva taciuto dai revisori che invece attestavano il regolare adempimento degli obblighi fiscali.
Una storia complessa sulla quale anche l’ex sindaco e oggi presidente della Regione, dovrà dare spiegazioni: «Sono fermamente convinto – ha scritto ieri Scopelliti nel comunicare la notizia – che, nel corso dell’esame richiesto dai pubblici ministeri, potrò chiarire la mia totale estraneità ai fatti che oggi mi vengono contestati».
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