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di PARIDE LEPORACE
I lettori con i capelli bianchi ricorderanno un capolavoro teatrale della televisione in bianco e nero reso celebre da una titanica interpretazione di Tino Buazzelli. Mi riferisco alla “Brocca rotta” commedia comica di Kleist in cui si racconta la storia di Adamo, giudice del villaggio olandese di Huisum, che deve guidare un processo per scoprire il colpevole della rottura di una brocca a casa di sua cugina Comare Marta e della sua giovane figlia Eva, aiutato dal suo consigliere Lampo e sotto la supervisione straordinaria del Consigliere di giustizia Walter da Utrecht. Il colpevole è lo stesso giudice Adamo che alla fine scoperto sarà costretto alla fuga sostituito dal viscido consigliere.
Per fortuna il gip e il pm che ieri mattina hanno interrogato i dirigenti dell’Arpab non hanno nulla da spartire con questa trama.
Inquirenti seri e rigorosi, hanno il merito di aver scoperto una pentola maleodorante non tutta da attribuire a chi si trova ristretto agli arresti.
Anzi, è molto probabile, che Bove e Sigillito, siano le vittime sacrificali lasciate in mezzo alla tempesta per far andare avanti quel sistema Basilicata che fa aumentare le famiglie povere (ricordate il reportage del collega Visetti su Repubblica?) e munge risorse a favore di un feudalesimo politico, che pensa al proprio sostentamento senza neanche curarsi della sanità pubblica.
E’ avvilente la cronaca politica di ieri. Il villaggio di Huisim ieri è stata l’aula del Consiglio regionale. L’assessore regionale all’Ambiente, Agatino Mancusi, ha letto una relazione di 25 pagine per informare i lucani sul Centro olio di Viggiano, sulle acque del Pertusillo e sul fiume Noce. Un tuttapostismo inquietante. Sul petrolio si annunciano reti di monitoraggio, rilevamenti, analisi da parte dell’Arpab (speriamo bene?) protocolli d’intesa e tutto quello che desiderate in una regione trattata dalle compagnie peggio della Nigeria.
Vorremmo sapere, per conto dei lucani, come vengono concessi i permessi di estrazione e chi garantisce sulla salute della popolazione. Come mai i tumori aumentano? Mancusi è un medico vuole dare una risposta? Stessa solfa sul Pertusillo. Come fa da un anno e mezzo, l’assessore Mancusi annuncia l’arrivo di depuratori (speriamo che non sia una storia alla calabrese come quella scoperta da De Magistris) e minimizza su tutto il fronte ignorando quello che è accaduto attorno alla vicenda Di Bello e Bolognetti. Magari il buon Agatino poteva farsi una ripassata su quello che ha scritto Agrobios sui cloruri o sull’anossia (mancanza di ossigeno) che affligge il Pertusillo. Anche il fiume Noce è incontaminato con buona pace di Ulderico Pesce e delle sue denunce.
L’assessore ha mostrato fiducia per la riforma dell’Arpab, ma non in Consiglio, mostrando tutta la sua insipienza, balbettando mezze parole davanti al microfono di un giornalista dalla schiena dritta come Edmondo Soave di Raitre che lo ha incalzato con le domande ricevendo il solito “tuttaposto”. A questo punto i manovratori hanno chiesto una sospensione per affidare ai capigruppo il da farsi. Il Pd, per voce del ventriloquo Viti, ha ottenuto senza colpo ferire un rinvio del dibattito sulle gravi questioni del tappeto “perché bisogna capire”. Si andrà in commissione e poi il 3 novembre sperando che la piena sia passata si potrà anche discutere. Una vergogna. Neanche il coraggio di chiedere conto su un clima clientelare che ha riempito l’Arpab di sorelle e cugini del potere locale a discapito di tecnici e professionisti che per lungo tempo non hanno potuto esercitare la loro professionalità venendo emarginati e sottoposti ad ogni tipo di vessazioni. Il consiglio regionale non ha mostrato nessuna attenzione a portare serenità sul piano della sanità pubblica. E anche l’assessore al ramo, Martorano, ha il suo momento più basso, non reclamando di conoscere quello che è accaduto nella catena alimentare, nella salute dei cittadini, nelle viscere di bambini oltraggiati nel loro diritto all’esistenza felice.
La Basilicata mostra oggi un’anima corrotta e bugiarda che non riesce a fornire risposte certe su quello che accade nel suo ecosistema. In nome e per conto del popolo avvelenato che con mail e lettere c’invita ad andare avanti nella documentazione dei fatti della vertenza ambiente (qualcuno ha letto un rigo da parte di Legambiente?) non ci stancheremo di continuare a chiedere una Commissione di alto livello scientifico che produca in tempi brevi dati certi e inoppugnabili su quello che è accaduto nei campi e nelle acque probabilmente contaminate dal più grande inganno sviluppista mai registrato ai danni dei lucani. Che credibilità può avere un assessore come Mancusi che ancora poche settimane fa voleva concedere autorizzazioni definitive alle fauci del mostro Fenice.
E che dire di De Filippo, governatore silente che non proferisce una parola su quello che sta accadendo e che fa venire in mente la celebre battuta della commedia di Kleist: “Lei sa chi ha rotto la brocca ma non può parlare per salvare Ruprecht, il ragazzo che ama”. Ma la nostra non è una commedia ma una triste tragedia in cui l’unico amore è nutrito per il proprio personale potere. Con la piecè di Kleist la politica politicante lucana condivide però la stessa analisi sociologica fatta da Lukacs che ne rintracciava i fondamenti ne: “I soprusi della giustizia patriarcale nelle campagne, nelle angherie inflitte ai contadini dalle autorità, nella profonda diffidenza verso tutto ciò che viene dall’alto”. Lukacs si riferiva alla Prussia ottocentesca. Noi scriviamo invece nella Basilicata del XXI secolo.
E allora alla Fenice chi ha rotto la brocca?
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