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Drammatica e straziante la testimonianza dei genitori del piccolo Domenico Grabiele nel corso dell’udienza, ieri, del processo a carico dei presunti responsabili della strage avvenuta il 25 giugno 2009 in un campo di calcetto a «Margherita», a Crotone, che costò la vita al bambino di 11 anni ferito alla testa e spirato in ospedale dopo tre mesi di agonia.
Il piccolo, quel giorno, stava giocando a pallone con gli amici quando un gruppo di sicari entrò in azione per assassinare Gabriele Marrazzo, un uomo di 35 anni. Quest’ultimo fu ucciso sul colpo, mentre altre nove persone rimasero ferite tra cui il bambino conosciuto da tutti come Dodò, poi morto tragicamente.
Nell’aula bunker, davanti alla Corte d’assise di Catanzaro, si sono succeduti Giovanni Grabriele e Francesca Anastasio, padre e madre di Dodò. Il papà ha ricostruito ogni attimo di quel 25 giugno, raccontando di come lui e Dodò non sarebbero neppure dovuti andare a giocare quel giorno, come facevano ogni giovedì, e che solo l’insistenza del piccolo alla fine lo aveva convinto a recarsi al campetto.
Poi l’inizio della partita, i primi minuti, fino alle 21.55. Giovanni porta impressa nella mente l’ora esatta, l’ora in cui ha sentito gli spari, ed ha visto accasciarsi il figlioletto in campo. Poi la corsa sfrenata verso il bambino, l’essersi inginocchiato accanto a lui, l’essersi imbrattato le mani con il suo sangue, l’aver urlato senza sosta il suo nome nel disperato tentativo di tenerlo sveglio, in vita. E poi, ancora, l’ospedale di Crotone, e poi quello di Catanzaro, le operazioni, le parole dei medici, e le lunghe settimane di calvario, fino alla morte del suo bambino.
Giovanni Grabriele ha detto inoltre di aver in seguito riconosciuto uno degli imputati per la strage del campetto, e precisamente Vincenzo Dattolo, poichè la settimana prima dei fatti questi si era recato al campetto dopo circa 20 minuti dall’inizio della partita, ed era rimasto a parlare per circa un’ora con Marrazzo, vero obiettivo dell’agguato mafioso, e di ricordare la cosa molto bene perchè proprio Domenico entrò in campo per sostituire il 35enne, e ci restò fino alla fine della partita.
Ancor più penosa è stata poi la testimonianza di Francesca Anastasio, mamma di Dodò, che non ha potuto arginare i singhiozzi raccontando della sera del 25 giugno, quando lei era a casa, ignara di tutto, ed è stata raggiunta dalla telefonata che l’ha informata della tragedia. Anche per lei la corsa furiosa in ospedale, e poi l’inferno. Della devastante pioggia di fuoco avvenuta a «Margherita» ha raccontato anche Antonio Zito, altro teste citato dal pubblico ministero Salvatore Curcio, che si trovava accanto al campetto al momento dell’agguato ed ha udito gli scoppi dei armi ed il sibilo dei colpi, uno dei quali lo ha raggiunto alla mano destra di cui ora ha perso l’uso.
I giudici (presidente Neri, a latere Commodaro) hanno infine rinviato il dibattimento al prossimo 9 novembre, per un’udienza che sarà dedicata alle intercettazioni. Al processo, oltre ai familiari delle vittime della strage, sono costituiti parte civile anche Comune e Provincia di Crotone, con gli avvocati Verri, Barbuto, Napoli, Iannice.
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