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M’Hamed Garouan, imam della moschea di Sellia Marina (Cz), Brahim Garouan, 25 anni, figlio dell’imam, e Younes Dahhaky, 28 anni, residente a Lamezia Terme, sono stati scarcerati. I tre marocchini erano stati arrestati lo scorso mese di gennaio nell’ambito dell’inchiesta battezzata «Nostalgia», con le accuse di svolgere attività di terrorismo internazionale.
Il tribunale del riesame di Catanzaro ha accolto oggi i ricorsi dei difensori degli indagati, revocando l’ordinanza cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari distrettuale a carico dei loro assistiti. Le tesi dei legali hanno dunque prevalso su quelle della pubblica accusa, rappresentata dai sostituti procuratori Elio Romano e Carlo Villani, che nel difendere il provvedimento cautelare avevano anche prodotto nuovi elementi a carico degli indagati – di M’Hamed Garouan in particolare -, depositando ad agosto agli atti il contenuto di colloqui dell’imam con i propri familiari, nei quali lui commenta la notizia dell’uccisione del leader di al-Qaeda, Osama Bin Laden, con uno sfogo caratterizzato da propositi di vendetta nei confronti di ministri italiani tra cui Franco Frattini, Roberto Calderoli e Roberto Maroni.
Il collegio composto dal presidente Pietro Scuteri, e dai giudici a latere Giuseppe Perri e Sergio Natale ha dunque ribaltato la propria precedente decisione con cui, il 3 marzo scorso, la custodia in carcere per i tre marocchini era stata confermata.
E’ stata la Corte di cassazione, lo scorso 20 luglio, ad annullare quella pronuncia, rinviando gli atti in Calabria per una nuova decisione, ravvisando nel precedente provvedimento del tribunale del riesame «un complessivo vistoso vizio motivazionale, che tracima nella vera e propria violazione della legge sostanziale, a proposito del duplice dolo specifico richiesto dalla norma».
Una motivazione, quella del Giudice supremo, su cui i difensori hanno a lungo insistito chiedendo ed ottenendo la liberazione degli indagati. Questi ultimi sono finiti in carcere per decisione del giudice distrettuale per le indagini preliminari di Catanzaro, Emma Sonni, che ha emesso il relativo provvedimento cautelare su richiesta dei sostituti procuratori della Repubblica Romano e Villani. Per i tre marocchini – che nel corso dell’interrogatorio di garanzia si sono avvalsi della facoltà di non rispondere – le accuse formulate dagli inquirenti sulla scorta delle indagini condotte dai poliziotti della Digos di Catanzaro parlano di presunte attività di addestramento alle azioni violente con finalità di terrorismo, radicalizzazione e proselitismo nei confronti di appartenenti alle comunità islamiche, poichè, secondo gli inquirenti, utilizzavano la rete internet per procacciarsi e diffondere documenti multimediali riguardanti l’uso di armi ed esplosivi, e software per il sabotaggio dei sistemi informatici.
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