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CARO direttore,
come ho avuto modo di dire nel corso dei lavori della Comunità del Parco il problema dell’ “emergenza cinghiali” sul nostro territorio ha rappresentato senza dubbio una “sberla micidiale” simile a quella ricevuta nel 2007 durante la drammatica stagione degli incendi boschivi che causarono la distruzione di circa seimila ettari di boschi e macchia mediterranea.In quella circostanza io ero appena stato nominato alla guida del Parco, per me si trattò di un battesimo di fuoco, decidemmo di affrontare il problema senza scarichi di responsabilità come spesso succede in questi casi, ma con la consapevolezza e la determinazione che andavano messe in atto misure adeguate alla drammaticità della situazione ed evitare altre distruzioni negli anni successivi.
In questi anni anche dalle pagine del tuo giornale abbiamo spesso raccontato gli eccellenti risultati conseguiti con il Piano antincendio che ci hanno fatto balzare alle cronache nazionali come la migliore buona pratica dei Parchi nazionali in questo settore. Anche nel caso dell’emergenza cinghiali ho ritenuto giusto e corretto che l’affrontassimo senza chiamare in causa altri livelli di responsabilità senza aver prima verificato quanto da noi fatto sul tema e soprattutto quali ulteriori misure potevamo porre in essere per corrispondere alla soluzione di un problema che il tuo giornale ha in maniera forte portato alla ribalta e che ha lasciato il segno in tutta la comunità agricola del territorio del Pollino. Come hai potuto notare dopo la mia prima e doverosa risposta all’articolo dell’8 settembre di Andrea Di Consoli, ho scelto la strada di non rispondere alle tante opinioni che il tuo giornale ha raccolto in queste settimane preferendo lavorare con i miei collaboratori per dare risposte concrete alla situazione di allarme sociale che si era venuta a creare. Il dibattito che c’è stato prima nel Consiglio direttivo e poi in seno alla Comunità del Parco e le importanti decisioni assunte per volontà unanime di tutti i soggetti istituzionali ed associativi coinvolti, ha rappresentato il momento di svolta della vicenda rispetto alla quale adesso ciascuno per il suo livello di responsabilità non potrà più chiamarsi fuori. In particolare la discussione alla quale hanno dato il loro autorevole contributo il presidente della Federparchi Italiana Sammuri, il senatore Bubbico, i rappresentanti delle Regioni, delle Province, e i sindaci del territorio, le organizzazioni agricole di categoria e il responsabile nazionale delle Aree protette di Legambiente Nicoletti, ha in primo luogo evidenziato la gravità della situazione a livello nazionale che non riguarda solo i territori protetti bensì gran parte del nostro Paese e che in particolare per quel che concerne il Pollino, l’eccessivo numero di cinghiali presenti non è stato determinato da politiche di immissione della specie attuate dall’Ente, ma da indiscriminate immissioni di esemplari non autoctoni, immessi per motivi venatori, poco prima dell’istituzione del Parco, e, nelle zone limitrofe al Parco, successivamente alla sua nascita. Non è un caso per come lo ha raccontato il presidente della Federparchi che persino nella splendida Isola d’Elba di cui è presidente Mario Tozzi, si è arrivati ad ipotizzare la misura estrema dell’eradicazione del cinghiale da quei luoghi che stanno danneggiando non solo attività agricole ma persino il turismo. Ho richiamato queste posizioni non per nascondere le nostre responsabilità o come spesso si usa fare per buttare il pallone fuori dal campo dove si gioca la partita. Anzi, per andare al merito della questione sollevata, anche qui nel Pollino, a cominciare da noi, siamo tutti consapevoli, e la vostra iniziativa giornalistica ne ha esaltato la dimensione, che vanno distinte sul nostro territorio le aree di grande valore naturalistico da quelle dove la presenza delle attività agro-silvo-pastorali è forte e per le quali si impone la riduzione al minimo del numero di cinghiali, eliminando «ad ogni costo e con i mezzi più opportuni i danni che essi sono in grado di provocare e che non risultano più sostenibili», per come è scritto testualmente nelle conclusioni dell’indagine parlamentare svolta sul fenomeno. Come ha scritto nel suo articolo del 15 settembre il senatore Bubbico e per come da egli stesso ribadito nel suo intervento alla Comunità del Parco, abbiamo tutti il dovere di lavorare per mettere in campo misure che migliorino la qualità della vita delle nostre Comunità e che consentano, nel caso specifico degli agricoltori colpiti dai danni, di restituire loro la felicità di raccogliere i frutti della loro attività e la possibilità di poter continuare a vivere nelle loro campagne, luoghi di sudori e affetti. Quando Bubbico ha pronunciato quelle parole, mi è tornato alla mente il bellissimo discorso pronunciato da quel giovane governatore americano di nome Robert Kennedy che prima di essere assassinato, per impedirgli di correre per la Casa Bianca, ebbe a dire: «Il Pil di una Nazione non può misurarne solo la ricchezza, ma è un indicatore importante se serve a misurare anche il grado di felicità di quel popolo». Ecco nel piccolo il nostro lavoro incide anche sotto questo profilo ed a maggior ragione dobbiamo compiere ogni sforzo che vada in questa direzione. Quanto alle misure decise insieme ai sindaci, alle Province, alle Regioni e in primo luogo dal Parco rimando alla scheda allegata molto puntuale in proposito. Spero solo che siano sufficienti; a nostro giudizio danno il segno tangibile di un’azione più incisiva e determinata a combattere e possibilmente sconfiggere il problema che abbiamo davanti. Vorrei in questa occasione che mi è data, ringraziare quanti nel corso della Comunità del Parco hanno portato il loro contributo e hanno dato la loro generosa disponibilità a lavorare insieme. Per primo il senatore Bubbico che da subito seguirà in Commissione Ambiente al Senato la proposta di modifica alla Legge quadro sulle Aree Protette che prevede tra l’altro anche la possibilità di affrontare la questione cinghiali con misure più adeguate alla drammaticità della situazione. Lo ringrazio inoltre per aver rilanciato con forza la necessità di riattivare con i sindaci del territorio il tavolo sulle politiche di coesione che nel 2007 aveva cominciato a registrare ottimi risultati puntando con forza sull’orgoglio dell’appartenenza territoriale. Poi ringrazio il presidente di Federparchi Sammuri non solo per la vicinanza dimostrataci in questo difficile momento, ma anche per i suoi suggerimenti di natura tecnico-scientifica di cui il Parco farà tesoro essendo egli un esperto del settore oltre che presidente del Parco della Maremma dove stanno vivendo il nostro stesso problema. Caro Paride, e scusami se alla fine mi rivolgo a te chiamandoti per nome, so di poterlo fare, consentimi due ultime riflessioni di natura più personale. In queste settimane tra le tante cose che abbiamo letto sul tuo giornale ci sono stati alcuni giudizi assolutamente ingenerosi ed in alcuni casi irriguardosi verso il personale del Parco e i suoi amministratori. Nel primo caso fammi rappresentare tutto il mio orgoglio per aver contribuito a creare in questi anni una piccola ma grande azienda di 50 persone molte delle quali laureate e molte altre altamente professionalizzate che lavorano nella sede più bella e prestigiosa d’Italia che dovrebbe rappresentare l’orgoglio per la città di Rotonda. Sarei molto felice se qualche giorno tu lo potessi dedicare a noi per farci visita. Magari come in tutte le amministrazioni pubbliche anche nel Parco del Pollino ci sarà pure qualche esempio negativo, ma posso garantirti sulla professionalità, efficienza e buona educazione del personale di cui perno significativo è anche il dipendente Piero Di Giorno, modello ed esempio di attaccamento al lavoro. Quanto agli amministratori devo dirti che in questi quattro anni ho avuto modo di lavorare con persone straordinarie che compongono il Consiglio direttivo, ciascuno dei quali ha portato la propria esperienza già dimostrata nella propria attività politica e professionale. I rappresentanti della Comunità del Parco che sono amministratori locali che tutti i giorni stanno in trincea nei loro municipi a prendersi tutte le tensioni sociali addosso anche per responsabilità di altri livelli istituzionali; chi rappresenta le due Università di Calabria e Basilicata, gli stessi rappresentanti del Ministero dell’Ambiente e dell’Agricoltura nonché delle associazioni ambientaliste. Verso tutti loro sento il dovere di una profonda gratitudine per non aver fatto mai mancare il loro sostegno a scelte politiche o programmatiche sempre ispirate dal sottoscritto per la sua responsabilità di presidente dell’Ente. Quanto a me, in uno dei tuoi articoli fai riferimento ai presidenti dei Parchi riconducendo la loro nomina più a ragioni politiche, magari perché non rieletti nei consessi dai quali provengono, e non per meriti diversi. Immagino, e credo di non sbagliarmi, che in quel contesto hai pensato di annoverare ingiustamente anche la mia persona, dico ingiustamente perché tu prima di venire a lavorare in Basilicata hai svolto la tua esaltante e difficile attività nella nostra regione di appartenenza e quindi conosci la mia storia personale e politica. Sai bene che ogni qualvolta il sottoscritto si è candidato a sindaco, al Consiglio regionale o al Parlamento sottoponendosi sempre al giudizio dei cittadini, questi gli hanno tributato una valanga di consensi. L’unica volta che non sono stato eletto è stato quando ai cittadini con la legge “porcellum” che adesso tutti vogliono abrogare, è stato tolto il diritto di scegliersi i loro rappresentanti demandando tale decisione ai capi partito. Ecco perché la nomina al Parco non l’ho vissuta come scelta di ripiego ma da politico e da amministratore del territorio, l’ho concepita sin da subito con passione civile e dedizione e da oltre un anno la stiamo svolgendo solo a titolo onorifico per la sospensione delle indennità di carica degli amministratori degli Enti Parco. Un impegno che voglio onorare fino alla scadenza del mandato anche per un’altra ragione: a differenza di tanti che hanno scelto di vivere lontano dai nostri luoghi e che ogni tanto si affacciano qui dalle nostre parti, io ho scelto di continuare a vivere nel mio paese di origine, tutto ricompreso nel Parco dove il fenomeno del drammatico spopolamento, degli agricoltori che subiscono i danni, e dei giovani senza prospettive per il loro futuro che vanno via compresi i nostri figli, li viviamo tutti sulla nostra pelle spesso in una profonda solitudine. L’altra riflessione riguarda l’episodio dell’aggressione subita dal nostro dipendente per mano di Vincenzo Di Consoli padre del nostro amico comune Andrea, che ha turbato non poco l’opinione pubblica ed ha suscitato un’emozione profonda. Dopo aver riflettuto per qualche tempo a conclusione dei lavori della Comunità del Parco, ho chiesto a tutti di impegnarci nei prossimi giorni per ristabilire un clima di riappacificazione umana e di convivenza civile. Su questo percorso di distensione ad ogni livello mi impegnerò in prima persona con tutte le mie energie ed adoperandomi con ogni mezzo per incoraggiarlo e favorirlo quanto più possibile. Lasciami dire infine che non abbiamo apprezzato molto gli interventi di quanti utilizzando strumentalmente la vicenda cinghiali si sono scatenati contro l’attività dell’Ente Parco con giudizi superficiali e soprattutto con la premeditata volontà di cancellare o di distruggere il lavoro di questi anni. Per parte nostra non accetteremo che si cancellino con un colpo di spugna i nostri successi amministrativi che hanno riportato il Parco del Pollino fra i Parchi più dinamici ed importanti del nostro Paese e ed il giudizio del Presidente di Federparchi rilasciato in occasione della Comunità del Parco è per tutti noi motivo di orgoglio e soddisfazione. Risultati e successi di cui peraltro nel mese di maggio il tuo giornale mi ha consentito di parlare con una bella intervista rilasciata proprio ad Andrea Di Consoli e alla quale rimando i lettori. Caro Paride, colgo in ultimo l’occasione per ribadirti la mia disponibilità a partecipare ad una manifestazione pubblica su questa problematica e più in generale sul futuro dei territori interni alla presenza di Andrea Di Consoli, discutendo a cuore aperto e senza pregiudizi di sorta. Con la consapevolezza che siamo tutti impegnati a diversi livelli sullo stesso fronte di lotta. Ho visto che insieme ad Andrea Di Consoli avete intrapreso un giro di iniziative nei piccoli paesi della Basilicata. Sarebbe molto significativo se una delle prossime tappe del vostro itinerario fosse uno dei tanti piccoli ma straordinari paesi ricompresi nel Parco Nazionale del Pollino.

Domenico Pappaterra
Presidente Parco nazionale del Pollino

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