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Il procuratore generale della Repubblica di Catanzaro, Santi Consolo, ha presenziato personalmente all’udienza con cui ha preso il via ieri, davanti alla Corte d’assise d’appello del capoluogo, il processo di secondo grado per 47 imputati coinvolti nella maxi operazione antimafia denominata «Missing». L’inchiesta, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e dal Ros dei carabinieri, puntò a fare luce su due sanguinose guerre di mafia combattute sul territorio cosentino tra gli anni ’70 e ’90, con la ricostruzione, tra l’altro, di decine di omicidi di ‘ndrangheta.
Un’inchiesta che riguarda fatti talmente importanti e complessi da portare in aula, per la prima volta dal giorno del suo insediamento, il procuratore generale che, con la sua presenza, ha voluto sottolineare la vicinanza al suo sostituto Eugenio Facciolla, che seguirà tutto il processo d’appello, «non perchè il validissimo collega non ce la faccia – ha detto il capo della Procura generale -, ma per ricordare quanto impegnativo sia un processo del genere e come l’Ufficio, nel suo complesso, soffra per via di un numero di magistrati non sufficiente».
Dopo la costituzione delle parti, l’udienza è stata dedicata alla richiesta del rappresentante dell’accusa di sospendere i termini di custodia cautelare per gli imputati ancora soggetti a restrizioni della libertà, che ha trovato la ferma opposizione dei numerosi difensori, primo fra tutti l’avvocato Marcello Manna a cui poi si sono associati anche gli altri, i quali hanno evidenziato che i fatti di causa sono talmente datati – alcuni risalgono a vent’anni fa – da non consentire di ritenere più esistenti le esigenze cautelari.
La Corte presieduta dal giudice Palma Talerico (consigliere Maco Petrini), tuttavia, alla fine ha accolto la richiesta della Procura ed ha sospeso i termini di efficacia delle misure cautelari, per via della gravità dei reati di cui trattasi. Il processo è stato poi aggiornato, e proseguirà secondo un calendario che prevede udienza il 26 ottobre, giorno dedicato alla relazione del giudice a latere ed alla prima parte della requisitoria di Facciolla, e poi ancora il 3, 10, 16 e 26 novembre.
Il processo di primo grado per i 47 imputati si concluse, il 17 maggio 2010 davanti alla Corte d’assise di Cosenza, con quattro condanne all’ergastolo, quelle di Romeo Calvano, Gianfranco Ruà, Pasquale Pranno e Franco Perna; altre 32 condanne a pene comprese tra i 12 ed i 29 anni di reclusione, e 11 assoluzioni, tra cui quella del boss reggino Pasquale Condello, detto «il supremo».
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