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Un boato e poi le fiamme; è accaduto nella notte tra domenica e ieri. Nel mirino Adriana Teti, dirigente agli Affari generali del Comune capoluogo. Una bomba carta di basso potenziale è stata posizionata e fatta esplodere sotto la sua autovettura, una Opel Meriva, parcheggiata proprio sotto casa, in via Cordopatri, a pochi metri dalla chiesa di Sant’Antonio sita nel centro storico di Vibo. L’attentato sul quale indaga la Squadra Mobile si è verificato alle 22.50. In quel momento la dirigente si trovava con i suoi familiari all’interno dell’abitazione sita nel palazzo adiacente e al rumore dell’esplosione si è affacciata alla finestra, in contemporanea con altre persone, per capire cosa fosse avvenuto. Ha, quindi, visto la sua autovettura in preda alle fiamme nella parte anteriore. Immediata, quindi, la chiamata alla sala operativa della polizia e dalla centrale dei vigili del fuoco, questi ultimi giunti sul posto con una squadra i cui uomini hanno provveduto ad estinguere l’incendio limitando così i danni al sono vano motore. La Teti, ascoltata dagli inquirenti, ha fatto risalire l’intimidazione alla sua attività professionale a palazzo “Luigi Razza”. E, infatti, le indagini, coordinate dalla Procura della repubblica di Vibo, sembrano indirizzarsi proprio versa direzione senza, tuttavia, tralasciare altre ipotesi. Ieri mattina la dirigente si è recata normalmente nel suo ufficio al Comune ed ha ricevuto tanti attestati di solidarietà da parte del sindaco Nicola D’Agostino, degli altri colleghi dirigenti nonché dei dipendenti del Settore 3 (Servizi alla persona e sportello unico per le attività produttive) dopo di che si è messa, come di consueto, a svolgere la sua attività anche se si fa strada, nel suo animo, anche la possibilità di lasciare l’incarico. Amareggiata per quanto le è accaduto ha dichiarato: «Non ho parole. L’unica cosa che so è che con questo gesto vogliono scoraggiarmi nel compiere il mio mestiere, vogliono che non rispetti tutte le normative di legge. Chi ha agito in questo modo ha intenzione di farmi arrivare a rassegnare le dimissioni e cambiare impiego». «Da quando, tre anni fa, ho iniziato a prestare servizio in questo Comune ho subito “intimidazioni” da parte di tutti: dipendenti, organizzazioni sindacali e si è creato un clima pesante. Anche perché sto facendo una vita di casa e lavoro e, quindi, ritengo che il gesto possa essere riferito proprio alla mia attività, perché evidentemente c’è qualcuno di cui ignoro l’identità a cui non sta bene il mio operato visto che dalle mie mani passano numerosi atti amministrativi. Di certo – conclude amareggiata – non godo di buona stima tra i dipendenti che erano abituati a non osservare le regole. Io ho cercato di farle rispettare, di applicare i contratti di lavoro e adempiere a quanto era da me dovuto ricoprendo questo ruolo».
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