2 minuti per la lettura
Non ci sono elementi sufficienti per l’affermazione della responsabilità a titolo di colpa grave e la Sezione giurisdizionale della Corte dei conti per la Regione Calabria, presieduta da Luciano Coccoli rigetta il ricorso nei confronti di Pietro Morabito, Achille Gentile e Maurizio Rocca.
Era stata la Procura regionale dopo la segnalazione della Guardia di Finanza – Nucleo di Polizia tributaria di Catanzaro – a chiamare in giudizio, con atto di citazione del 23 novembre 2009, gli ex vertici della Azienda sanitaria provinciale; il direttore generale, Pietro Morabito; il direttore amministrativo, Achille Gentile, e il direttore sanitario, Maurizio Rocca, per il pagamento di oltre 12 milioni e 300 mila euro.
Un presunto danno erariale costituito dal disavanzo registrato nel 2008 presso la Azienda sanitaria provinciale sul capitolo di spesa relativo a ricoveri ospedalieri e derivante dalla differenza tra l’importo contrattualizzato con le case di cura provate per il 2007 pari a 39.061.553 e quello contrattualizzato nel 2008 pari a 51.367.497 euro.
Al centro della vicenda l’accordo stipulato tra la Regione Calabria e l’Aiop (Associazione italiana ospedalità privata) con il quale si stabiliva il tetto massimo di spesa per la remunerazione delle prestazioni di ricovero erogate dalle strutture pubbliche e private in circa 710 milioni di euro, mentre quello relativo alle prestazioni erogate dalle sole strutture private veniva determinato nella misura pari alla valorizzazione complessiva realizzata nel 2007 ridotta del 10 per cento con esclusione delle prestazioni di lungodegenza o riabilitazione o comunque remunerate a giornate di degenza.
Agli ex vertici dell’Asp veniva contestato un comportamento “gravemente colposo” per non aver adottato le misure idonee a contenere la spesa destinata alla ospedalizzazione pubblica, attribuendo un importo eccessivo a quella privata senza avere effettuato una valutazione complessiva e globale di tutta la situazione relativa alle prestazioni ospedaliere sia pubbliche che private.
Condizione che, tuttavia, non ha trovato fondatezza all’indomani della fase dibattimentale, al termine della quale i giudici hanno rigettato i ricorsi nei confronti di Pietro Morabito, Achille Gentile e Maurizio Rocca, non ravvisando «elementi sufficienti per l’affermazione della loro responsabilità».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA