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La fiducia dei calabresi è maggiore nell’Unione Europea che negli enti locali, e lo Stato centrale, è il peggiore per la qualità della spesa pubblica. Per questo sono contrari al federalismo fiscale e alla riforma federale dello Stato, la madre di tutte le battaglie della Lega, i calabresi preferiscono la riforma del mercato del lavoro, perché è più importante dare le giuste risposte alla grande massa di disoccupati della regione. Per i calabresi dunque il lavoro viene prima della riforma fiscale, politica e della giustizia. Il dato emerge dall’indagine “Il Barometro del federalismo”, uno strumento di monitoraggio periodico attraverso cui l’Istituto per la finanza e l’economia locale (IFEL) misura i cambiamenti e gli effetti percepiti dai cittadini della riforma federalista in atto, e che sarà presentato la prossima settimana nel corso dell’assemblea nazionale dell’Anci che si svolgerà a Brindisi tra il 5 e il 7 ottobre.
Dall’indagine emerge che metà dei cittadini calabresi (50,8%) è contraria al federalismo, mentre i favorevoli sono solo il 17,8%.
Percezione negativa che potrebbe aumentare nei prossimi mesi non appena inizieranno a sentirsi gli effetti della riforma. Dal sondaggio emerge la scarsa fiducia dei cittadini verso la Regione che insieme allo Stato centrale spende peggio i soldi pubblici. Va meglio, ma non di molto, per i Comuni e le Province. Un dato in controtendenza rispetto a quello nazionale dove i Comuni sono considerati più virtuosi. Per i calabresi il modello migliore è quello dell’Unione Europea perchè spende meglio i soldi pubblici con il 25,2% dei consensi contro il 12,7% della media nazionale. Invece le Province per i calabresi godono del doppio della fiducia rispetto alla media nazionale (12,9% contro il 6,7).
La ricerca, inoltre, ha esplorato anche il rapporto tra i calabresi e il fisco. Alla domanda se l’attuale sistema tributario sia responsabile dell’evasione fiscale, sono d’accordo il 71,9% degli intervistati, contro l’80,3% della media nazionale, mentre per il 21,1% degli intervistati l’evasione non è correlata al sistema tributario.
Dicevamo che ben il 45,5% ritiene non più rinviabile la riforma del mercato del lavoro, mentre solo il 7,2% ritiene importante la riforma dello Stato in senso federale. Però tra i benefici che i calabresi individuano nella riforma federale dello Stato c’è la riduzione degli sprechi (21,8%), la semplificazione del sistema del governo del paese (25,8%).
Riguardo, invece all’ipotesi di introduzione di una tassazione diversa a seconda del posto dove si vive, affinché le risorse incassate restino sul territorio, i calabresi si dividono: sono favorevoli il 49,3% dei cittadini intervistati, mentre il 45,7% non la ritiene per nulla giusta.
Sul sistema di premialità, (che dà più soldi agli enti virtuosi e in grado di offrire servizi eccellenti) i calabresi che sono d’accordo sono il 47,8% contro il 61,8% della media nazionale, ma non è per nulla d’accordo il 41,3% della popolazione locale contro il 28,4% del nazionale. Rispetto alla cedolare secca, è d’accordo il 35,9% contro il 43,8%, non è per niente d’accordo 40,3% dei calabresi contro il 29,8 nella media Italia. Nettamente contrari, invece, sullo sblocco dell’addizionale Irpef (65,1%) mentre solo il 16,1 si dichiara favorevole. Sull’introduzione dell’Imposta municipale proprio (Imup) che sostituisce l’Ici, il 48,5 dei calabresi è contrario, rispetto al 32,2% dei favorevoli. Infine, sulla tassa di soggiorno per coloro che alloggiano nelle strutture ricettive (che va da 50 centesimi fino a 5 euro), il 65,2% si dichiara contrario, contro il 22,4% dei favorevoli.
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