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L’HO visto per la prima volta due settimane fa, durante la presentazione del suo ultimo libro “Fernanda e gli elefanti bianchi di Hemingway”, pubblicato da Rizzoli lo scorso novembre. Si trattava di un incontro letterario, parte di una rassegna dedicata al grande scrittore americano e devo dire che un po’ Nigro ci assomigliava ad Hemingway: capelli e barba folti e brizzolati, occhi azzurri «che avevano lo stesso colore del mare ed erano allegri e indomiti», come quelli di Santiago de “Il Vecchio e il Mare”; camicia bianca con le maniche arrotolate, jeans scoloriti e un cellulare che sembrava non voler mai allontanarsi dall’orecchio.
Pur essendo nato a Melfi, lo scrittore Raffaele Nigro (nella foto) vive e lavora a Bari, dove è caporedattore della sede Rai. Nel 2010 si è candidato al Consiglio regionale della Puglia nelle liste di Sinistra Ecologia Libertà, sostenendo il presidente uscente Nichi Vendola. Ma cosa vuole e cosa può fare oggi Nigro per l’Italia? «Adesso ben poco», ha risposto. «Mi sono sempre tenuto lontano dalla politica attiva, se si escludono alcuni anni da studente. Poi una sera mi trovavo ad Altamura quando Vendola si è avvicinato chiedendomi di dargli una mano. E così ho fatto. Una volta eletto governatore della Puglia, si era esaurito però anche il mio compito. Sinceramente pensavo che Vendola volesse continuare l’indagine storica iniziata insieme, ma col tempo si è avvitato su se stesso, dando inizio a una sorta di vendolismo. Sono disposto a tornare a lavorarci insieme, ma questa volta dovrebbero esserci delle basi nuove e soltanto se riuscirà a dare concretezza alle parole che sta diffondendo in giro, un vocabolario che per adesso non si rinnova. E’ come se a volte Vendola battesse le ali nel fango e. questo non è bello. Sento di dover portare un po’ di critica nei suoi confronti – ha continuato – anche il suo nome riesce ancora a vendere entusiasmo; ma io dico attenzione! C’è una deriva dalla quale dobbiamo tenerci lontani».
Conclude e abbandona così l’argomento politica e torna a parlare della sua magica terra, la Lucania, abitata dai fantastici elefanti bianchi, mammuth in via d’estinzione, così come oggi lo è il mondo di Levi, al quale era così legato: paesi che i giovani continuano ad abbandonare (d’altronde non lo ha fatto anche lui?), alla ricerca di posti più ricchi ed attraenti, di città globali dove sperano di vivere meglio. Attraverso il racconto immaginario della Pivano, Nigro parla della passionalità che distingueva un tempo il Sud dal Nord, passionalità che oggi sta pian piano scomparendo: «Questo mondo povero e perdente del Meridione, della Basilicata, ha bisogno di essere riportato alla luce», ha esclamato. «I mammuth bianchi non vanno ammazzati, vanno difesi». Parla allora di luoghi, persone, tradizioni e semplici abitudini quotidiane da preservare. Accenna quasi con disgusto alle “nuove” città italiane, i cui centri storici restano ormai deserti durante i fine settimana perché tutti si ammassano nelle periferie, dove enormi centri commerciali, luminosi multisala, outlet e ipermercati continuano a sorgere senza sosta.
Chissà se in fondo non siamo noi i mammuth in via d’estinzione o se lo sono i giovani rappresentanti del nuovo mondo, tutto omologato, privo di “passione”, per dirla alla Nigro, anche qui al Sud, che non avverte più il fascino né la magia di questi luoghi.
E’ ancora con rancore ed amarezza che Nigro ricorda, a proposito del Sud e del Nord, quando nel 1992 i pregiudizi, e forse un briciolo di razzismo, della nuova Giunta della città di Varese lo fecero scappare dal Settentrione. Fin dal 1988 aveva fatto parte della giuria del Premio Piero Chiara, organizzato dal comune di Varese, giuria che avrebbe dovuto lasciare il posto, appunto nel ‘92, a persone “etnicamente e geograficamente più corrette”. Fu durante quella fuga verso il Sud, alla ricerca di un benvenuto (o bentornato) più caloroso, che la Pivano (che abbandonò altresì la Giuria del Premio, nauseata e offesa dalle decisioni dell’amministrazione comunale) avrebbe raccontato a Nigro la storia del viaggio immaginario di Hemingway in Basilicata alla ricerca degli elefanti bianchi.

Renata Perretti

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