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La criminalità organizzata era stata già esclusa, e ora sembra cadere anche quella dell’usura, nelle indagini sull’omicidio di Giuseppe Ruffolo, avvenuto una settimana fa intorno alle 19.10 in via degli Stadi a Cosenza. Gli investigatori della Squadra Mobile hanno ormai ristretto il campo e ci sarebbero un paio le persone sulle quali, al momento, si concentrano gli accertamenti. Esclusi, nonostante non sia stata fatta del tutto chiarezza in merito, anche gli utilizzatori della moto, uno scooterone 500, usato per commettere il delitto e ritrovato bruciato qualche ora dopo in località Bosco di Rovito. Alla base dell’agguato nei confronti di Ruffolo ci sarebbe dunque un dissidio personale, una vendetta per uno sgarro o un affronto subito, magari plateale, consumatosi in strada, davanti ad altre persone.
E proprio un episodio di aggressione è al vaglio degli investigatori, e che avrebbe visto come parte attiva il trentatreenne ucciso giovedì sera. Ma non è l’unica pista seguita. L’aspetto su cui sembrano certi gli inquirenti è che il delitto è stato programmato e messo in atto a distanza di giorni “dall’affronto”. Giorni in cui sarebbero state studiate le abitudini e le mosse di Ruffolo per poi colpire.

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