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POTENZA – SUL tema dell’acqua il Popolo della Libertà fa sul serio.
E ieri lo ha ribadito in una conferenza stampa.
La paventata costruzione della seconda condotta del Sinni (uno stanziamento del Cipe di circa 180 milioni di euro) apre scenari politici ed economici che il Pdl vuole conoscere e approfondire. E, dove possibile, fare proposte a vantaggio dei cittadini lucani.
Sul tavolo tutta una serie di questioni che necessitano di una risposta chiara anche da parte della giunta regionale.
Per ora la cosa certa è una: la seconda condotta non si farà.
L’ordine del giorno, presentato dal Pdl (orgogliosamente rivendicato dai presenti all’incontro di ieri) e approvato in Consiglio regionale, ha il suo peso politico.
Gli esponenti del partito di Berlusconi – i consiglieri regionali , Nicola Pagliuca, Franco Mattia, Michele Napoli, Paolo Castelluccio ed Emilio Sarra, i parlamentari lucani del partito, l’onorevole Vincenzo Taddei e il senatore Cosimo Latronico – non si fermeranno certo a questo.
Si è parlato di royalties e della necessità di conoscere «l’utilizzo dei canoni» che la Puglia paga alla Basilicata per lo sfruttamento dell’acqua, e se «possibile, migliorare la proposta di stanziare i proventi per diminuire la bolletta dell’acqua per imprese e famiglie lucane».
E per far leva anche sull’opinione pubblica il Pdl costituirà un tavolo tecnico con amministratori locali, provinciali e regionali del partito per «verificare ogni aspetto di questo argomento». L’obiettivo è far comprendere anche ai semplici cittadini «che l’acqua è un bene di tutti».
Pagliuca, che ha aperto la conferenza stampa, ha confermato il debito di 46 milioni di euro che la Puglia ha nei confronti della Basilicata per l’utilizzo dell’acqua (300180su questo l’assessore pugliese Amati ha dato un’altra versione) in base «a un documento della Ragioneria dell’ente regionale lucano», chiedendo poi di «approfondire ulteriormente questo aspetto in Consiglio».
Taddei, nel suo intervento, ha voluto precisare che «non c’è nessuna pregiudiziale alla realizzazione di un progetto, ma deve essere completato lo schema idrico della Basilicata, per il quale servono ancora molti fondi, e solo dopo si potrà pensare a nuove opere». Si è parlato a tal proposito dello “Schema idrico Basento-Bradano” e del cosiddetto “Distretto G”, tutte opere in cantiere, ma che ancora devono essere completate. Per il consigliere Mattia il tema è rappresentato dalla «mancanza di una vera autorità nell’ambito dell’acqua» che provoca solamente confusione e una cattiva gestione della risorsa idrica. Il senatore Latronico ha invece parlato «di questione politica rilevante» riferendosi ai rapporti con la Puglia.
«Dobbiamo ricondurre il dibattito nell’ambito degli accordi già sottoscritti».
Il primo passo da fare, infine, è quello di «approvare una legge in grado di regolare tutto il settore, partendo da un unico ente gestore, e questo sarà previsto in una proposta che il Pdl presenterà al Consiglio regionale».
«Sarebbe opportuno – ha aggiunto Michele Napoli a margine della conferenza stampa – che la progettazione di opere di questa importanza avvenisse sulla base di opportune forme di cooperazione e di concertazione tra i diretti interessati».
Napoli, infine, spera «che si riesca a recuperare quello spirito di fattiva collaborazione che portò alla stipula dell’accordo del 5 agosto del 1999, quando, amministrazioni di colore politico diverso, siglarono un patto per il governo condiviso delle risorse idriche». Uno “spirito” che, stando agli ultimi avvenimenti, sembra sia svanito a colpi di dichiarazioni al vetriolo tra i diversi protagonisti della vicenda.

Giovanni Rosa

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