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Proseguono le indagini degli investigatori della Squadra Mobile, dopo il delitto di giovedì scorso, del 33enne Giuseppe Ruffolo, ucciso a via degli Stadi con sei colpi di pistola. I poliziotti si stanno concentrando su un paio di persone che avrebbero avuto i motivi per uccidere Ruffolo, finito tempo fa, assieme al padre, in un’inchiesta sull’usura. Gli uomini coordinati dal sostituto commissario Gianfranco Gentile, stanno passando al setaccio posizioni personali, alibi, dichiarazioni e documentazione finanziaria (assegni, conti correnti e trasferimenti di denaro). Un lavoro dettagliato che ieri ha portato a una prima accurata informativa consegnata direttamente al pubblico ministero titolare del caso, Francesco Giuseppe Cozzolino.
Per quanto riguarda la moto utilizzata dal killer (uno per come indicato dall’unico testimone che ha parlato), sono al vaglio le dichiarazioni del primo proprietario che avrebbe riferito di non aver mai fatto il passaggio di proprietà ma di non avere più da tempo nella propria disponibilità il mezzo. Lo scooterone sarebbe passato di mano per almeno quattro utilizzatori. E per tutti, sembrerebbero non del tutto convincenti le spiegazioni fornite agli investigatori. Numerose, inoltre, le perquisizioni eseguite, ma tutte senza risultati ritenuti utili alle indagini. Particolare attenzione sui documenti rinvenuti addosso a Ruffolo: assegni per 2.000 euro, 2.300 euro in contanti, un documento con cifre e sigle. Tutti elementi che, nelle ultime ore, avrebbero permesso agli investigatori, coordinati dal vicequestore Fabio Ciccimarra, di ridurre ancor più il campo d’indagine, dopo aver già da giorni escluso la pista della criminalità organizzata.
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